RAT RACE
Un manipolo di miliardari annoiati e con il pallino delle scommesse, capitanati dall’eccentrico (come egli stesso ama definirsi) Donald Sinclair (interpretato da un John Cleese in gran forma gigionesca), assolda sei personaggi squinternati per una caccia al tesoro senza regole. Chi arriverà per primo in una stazione sperduta nel New Mexico si accaparrerà una borsa contenente due milioni di dollari, e nel frattempo i ricconi potranno scommettere sul nome del vincitore e seguire la caccia da una comoda postazione ampiamente fornita di monitor.
Il veterano Zucker torna dietro la macchina da presa senza i suoi sodali (il fratello David e Jim Abrahams), evita, grazie al cielo, di cimentarsi con il film hollywoodiano paludato (come aveva fatto nel deleterio “Il Primo Cavaliere”), ma i tempi gloriosi de “L’Aereo più pazzo del mondo” sono lontani anni luce. La storia richiama alla memoria l’esplosivo film di Kramer “Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, mondo” ma, ovviamente, è aggiornata al gusto odierno e alla comicità dei Farrelly, dunque impazzano cattivo gusto (come nelle gag sul cuore da trapiantare) e cinismo (a farne le spese sono soprattutto una mucca volante e un cane fulminato). Il divertimento non è del tutto assente, ma la comicità appare troppo meccanica, troppo progettata a tavolino per far scattare una risata davvero liberatoria e il ricorso agli effetti digitali per creare situazioni sempre più assurde non sempre raggiunge l’effetto sorpresa previsto.
All’attivo del film si trovano sicuramente i buffi titoli di testa e la simpatia contagiosa del cast, anche se il tanto strombazzato Rowan Atkinson è forse l’attore che compare di meno in assoluto, anche perché è narcolettico e rimane addormentato per mezzo film (tra l’altro, nella versione originale della pellicola, il suo personaggio si chiama Enrico Pollini ed è, ovviamente, italiano, mentre la distribuzione italiana lo trasforma inspiegabilmente in un inglese di Londra!).