La Pianista
“Mi guardo intorno è tutto porno, guardo lontano è tutto americano!” MGZ
La sintesi del mio commento sul film è questa strofa estratta da un celebre motivo del gruppo genovese “MGZ e le Signore”.
E’ una storia che parla di volgarità e fate attenzione, volgarità in tutte le sue forme:
– la televisione
– i centri commerciali
– la pornografia
– i soldi
– la perdita di umanità
– l’estetica razionalista
– la piccola borghesia
La durezza delle immagini causa una reazione di repulsione, e mi associo a questo proposito ad alcuni richiami al Pasolini di “Salo’ …”: le risate che partono in sala (spesso istericamente) sono lo scudo con cui si vuole allontanare da sé l’insulto per una condizione verso cui tutti inconsciamente scivoliamo.
Non è un film consolatorio, non è un film di denuncia, è un insulto gridato a voce alta contro una visione della vita dalla quale viene esclusa ogni forma di amore.
La famiglia, il sesso, il lavoro, la quotidianità vissuta in modo freddo e distaccato, narcisistico, formale, piccolo-borghese.
Il contrasto tra l’eleganza delle musiche e il contesto in cui si sviluppa la seconda parte del film ha un impatto devastante, dal quale se ne esce o chiudendosi in un altezzoso distacco (“che schifosi!, vergogna! È assurdo!”) o con le ossa rotte e la sensazione di vivere in un tempo in cui la norma è l’odio, intervallato da momenti di ricerca per soddisfazioni edonistiche.
Godere, solo godere: della musica, dei soldi, del possesso di qualcosa o di qualcuno.
La violenza dell’intelligenza esercitata nel linguaggio comune, l’inutilità della mole enorme delle informazioni che ci sommerge quotidianamente dal tubo fogna/catodico sono due facce della stessa medaglia: mancanza di amore e calore nei nostri comportamenti.
Amore per la musica, amore per la famiglia, amore per gli altri sono assenti nei protagonisti, inizialmente tipi classici di film d’autore, dove un pianoforte sembra galeotto per la relazione tra i due protagonisti.
Indispensabile