LA PIANISTA
Erika Kohut è un’insegnante di pianoforte che vive con un’anziana madre possessiva e protettiva fino allo sfinimento (e alla violenza fisica). La donna, dietro una freddezza caratteriale che la rende sgradevole agli occhi dei suoi poveri allievi e dei colleghi, nasconde delle perversioni che sconfinano nel masochismo: frequenta i peep show e annusa i fazzoletti intrisi di sperma che trova nei cassonetti, si tagliuzza la vagina con una lametta da barba, spia le coppie che amoreggiano nei drive in. Quando incontra un ventenne studente di ingegneria che condivide con lei la passione per Schubert, tenterà di invischiarlo in una relazione morbosa a base di pugni, corde, legacci e ammennicoli vari.
Haneke è uno di quei registi destinati a dividere: alcuni ne parlano come di un moralista risentito che mostra la violenza del quotidiano, basandosi sull’assunto secondo il quale ogni rapporto fra le persone è basato sulla violenza e sulla sopraffazione, altri lo dipingono semplicemente come un cineasta mediocre con la fregola della provocazione. La Pianista è il suo terzo film distribuito in Italia (dopo gli agghiaccianti Funny Games e Code Inconnu), ma il Torino Film Festival due o tre anni fa gli aveva dedicato una meritoria personale. C’è da dire che il regista austriaco non è certo un autore che si compiaccia della bella immagine né che mostri un particolare talento visivo, eppure è un autore importante, che sviluppa i suoi temi con rigore e coerenza, è un pessimista che non concede speranze e nemmeno redenzioni, e sicuramente non è uno sterile provocatore autocompiaciuto come il mediocre e mai troppo deprecato Von Trier. La Pianista non è comunque il suo miglior film (recuperate, se vi riesce, Bennys’ Video), è un melodramma dell’abiezione sin troppo programmatico nella sua sgradevolezza, ma rimane cinema con qualcosa da dire, tutt’altro che anemico o, peggio, standardizzato.
La prestazione di Isabelle Huppert, impassibile e imperturbabile anche nelle situazioni più scabrose, fa venire la pelle d’oca e la conferma migliore attrice europea, mentre il giovane Magimel (che ha condiviso con la sua partner il premio a Cannes per l’ interpretazione) somiglia a Bill Pullman e ne condivide la scarsa espressività.