Monsoon Wedding

Regia: Mira Nair
Interpreti: Naseeruddin Shah (Lalit Verma), Lillete Dubey (Pimmi Verma), Shefali Shetty (Ria Verma), Vijay Raaz (P.K.Dubey), Tilotama Shome (Alice), Vasundhara Das (Aditi Verma), Parvin Dabas (Hemant Rai), Kulbhushan Kharbanda (C.L. Chada), Kamini Khanna (Shashi Chadha), Rajat Kapoor (Tej Puri).
Nazionalità:India
Distribuzione: Key Films
Anno di uscita: 2001
Orig.: India (2000)
Sogg. e scenegg.: Sabrina Dhawan
Fotogr.(Panoramica/a colori): Declan Quinn
Mus.: Mychael Danna, Paul P.Soucek
Montagg.: Allyson C.Johnson
Dur.: 119′
Produz.: Caroline Baron, Mira Nair.

A Venezia nel 2001 hanno assegnato il Leone D’oro a uno dei più bei film degli ultimi anni.
La regista di “Salaam Bombay” e “Mississipi Masala” Mira Nair ha sapientemente mixato atmosfere indiane con una fotografia in parte europea (dogma), in parte tipica del suo paese (Bollywood) e in parte hollywoodiana.

Una storia centrata sulle complicate alchimie di sentimenti, educazione, ambizioni all’interno della famiglia Verma che, pur esprimendo tradizioni fortemente locali, convive serenamente con l’evoluzione globalizzatrice del quotidiano.

L’estetica della imponente produzione cinematografica indiana (800 film l’anno, primo paese al mondo) acquista qui una nuova originalità, in una ben equilibrata combinazione tra i toni autoriali e le esigenze commerciali.

Se “My beautifull Laundrette” parlava della discriminazione (in Uk), e “East is East” parlava di integrazione (in Uk), “Monsoon Wedding” (in India) è una storia che non si sofferma sulla tipicità negativa del terzo mondo, senza nasconderla sia chiaro, ma va oltre e mostra al mondo dei sentimenti universali, semplici, umani.

L’inadeguatezza di fronte alle tecnologie che ci circondano (telefonini che squillano in continuazione), la commovente ambizione di un padre nel cercare il miglior futuro dei suoi cari, il primato dei sentimenti sulle troppo spesso didascaliche rivendicazioni sociali.

5 semplici storie che si intrecciano a Nuova Delhi, ma potrebbero svolgersi anche a Roma o a Parigi.

Era da molto che non rischiavo di piangere al cinema in modo così plateale; c’è più di una scena che mi ha tentato, ma per una commozione dolce e piacevole e non per una prevedibile sofferenza.

Immagine coloratissima, senza l’obbligo di denunciare, non banalizzando i sentimenti, in un bellissimo cocktail di dramma, commedia e musical.

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