Amélie

Regia: Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz e Dominique
Pinon

Dopo l’imprevedibile successo che Amélie ha avuto in Francia e altrove, è inevitabile aspettarsi un film che non cambi la storia del cinema e neppure la vita. Nel clima pessimista e tetro che avvolge l’Europa con minacce di crisi e di terrore, quello di cui tutti hanno bisogno è forse una favola. Ed Amélie ha centrato il bersaglio. È un film dolce e divertente, ma soprattutto molto ottimista e allegro. Una celebrazione della vita, della bontà e dell’amore, una scatola variegata di cioccolatini che si gustano scartandoli e assaggiandoli con anticipazione e sorpresa.

Certo Amélie è ben lontano dal mondo cupo e grottesco dei precedenti film di Jeunet (Delicatessen, City of Lost Children, Alien Resurrection). Questa Parigi è miracolosamente priva di pecche, ripulita digitalmente da auto, graffititi e orrori vari, inclusi la violenza, il razzismo, il grigiore. È un mondo colorato, da cartone animato, quasi Disneyland-iano. È soffice e dolce come zucchero filato, e ricorda solo le cose belle della vita. Come gli altri film però, crea un universo arguto e magico, quasi surreale. I protagonisti, eccentrici in modo inoffensivo, hanno una visione tutta particolare del mondo: Amélie (Audrey Tautou), nei panni della cameriera, si diletta a fare l’angelo custode che gioca col destino di conoscenti e parenti, mentre Nino (Kassovitz) raccoglie meticolosamente e colleziona in un album le foto tessera che le persone buttano via. Entrambi hanno qualche difficoltà ad affrontare la propria vita, intrufolati e nascosti come sono in quella degli altri. Così, il loro incontro fortuito deve per forza condurre ad una serie di situazioni assurde ed eccentriche che accrescono il loro desiderio e le aspettative del pubblico.

Amélie è una bellissima fata, forse discesa a Montmartre da un altro pianeta, forse solo irresistibilmente nostalgica (guarda Jules et Jim al cinema e rincorre il sogno infantile di uno sconosciuto). Il suo sorriso ammiccante seduce e corrompe, i suoi piani birichini stupiscono e appassionano. Eppure, la sua manipolazione della vita altrui si fa un po’ esasperante, ed è proprio qui che il film sembra diventare leggermente lungo. Nonostante ciò, Amélie propone una storia divertente e originale, pur pagando omaggio a tanti classici come Truffaut, Malle e Godard. Esteticamente impeccabile, è un virtuoso esperimento tecnico in cui Jeunet gioca con la telecamera con disinvoltura e creatività -incorporando elementi eccentrici alla pellicola, proponendo inquadrature insolite e sfruttando la tecnologia moderna per creare movimenti fluidi e delicati. La stessa Amélie, forse ispirata dalla Zazie protagonista dell’omonimo romanzo di Raymond Queneau, è un’adorabile monella del ventunesimo secolo. Come Cenerentola o Cappuccetto Rosso, è la protagonista di una fiaba. Questo non è un film realista. Perciò non dovrebbe essere accusato di presentare la vita in modo irreale e superficiale, né di offrire una visione idealizzata della metropoli contemporanea e della vita moderna. Amélie, che è un’eroina imperfetta, è nonostante ciò incantevole. Proprio come il film. Lasciatevi coccolare dalla magia.

Potrebbero interessarti anche...