FAST AND FURIOUS
Un giovane poliziotto di Los Angeles, fingendosi un pilota pivellino con la fissa delle macchine veloci , si infiltra in una banda di teppisti dedita alle corse clandestine su auto truccate. Il suo compito consiste nello scovare dei ladri (presumibilmente membri della banda in questione) che, organizzando veri e propri assalti ai camion, fanno razzia di lettori dvd e videocamere digitali ricavandone decine di migliaia di dollari. Ma il nostro eroe finirà per stringere un’amicizia un po’ troppo impegnativa con il carisamtico capo della gang e, come se non bastasse, si innamorerà della sorella.
Alla fine non gli sarà facile scegliere da che parte stare.
Se la storia riprende meccanismi narrativi ormai stantii (si pensi solo a Donnie Brasco o a Point Break), se i dialoghi non brillano per la qualità e se gli attori non vi faranno tornare in mente le migliori performances di Laurence Olivier, una volta fatte queste premesse necessarie bisogna poi riconoscere che, per gli amanti dell’action movie senza pretese (e la pellicola non ne ha proprio nessuna, se non quella di divertire), Fast and Furious è un vero spasso.
Diretto da un regista come Rob Cohen, definito da tutti “un onesto artigiano”, con evidente connotazione riduttiva, il film presenta un notevole lavoro di regia, sequenze di grande impatto visivo, tra la sperimentazione e l’astrazione, e un montaggio (di Peter Honess) da gran virtuoso. Chi pensa che il vero cinema sia solo quello di Ozu o di Bresson (opinione rispettabilissima, peraltro) allora farà bene ad astenersi dalla visione, per chi invece ama i generi e il basso costo gravido di idee in stile Roger Corman, allora si accomodi pure, trascorrerà 109 minuti sulle montagne russe.