101 Reykjavík
di Balthasar Kormákur con Hilmir Snær, Victoria Abril, Hanna María Karlsdóttir
Hlynur (Hilmir Snær) vorrebbe colpevolizzare i genitori per la propria inettitudine nella vita. Generato dall’unione di un alcolizzato e di una lesbica, si considera l’esemplare di una specie molto rara. In realtà, questo ventottenne che abita ancora con la madre e che vive col modesto assegno settimanale del sussidio di disoccupazione, è l’epitome del nullafacente: si masturba davanti a film porno, beve birra al bar e va a sfrenati rave party. Probabilmente il suo habitat naturale è in parte responsabile per la mancanza di desideri e ambizioni. Piove o nevica sempre, e anche quando fa bello la temperatura non supera i 16 sottozero. Hlynur ha sempre un aspetto ridicolo coi vestiti fradici e il viso contorto da smorfie, mentre il vento e la grandine gli sferzano la pelle. In questo clima si è creato una nicchia di ibernazione prolungata dove nulla succede; la vita è semplice e monotona e non ci sono responsabilità. Tale personaggio potrebbe essere l’esemplare significativo di una generazione priva di ideali e di aspettative, che ha perso fiducia nel passato e non ha nessuna speranza per il futuro. Si trascina da una giornata all’altra senza il minimo desiderio di cambiare e senza alcun sospetto che ci sia, oltre alla sua banale quotidianità, un mondo per il quale valga la pena combattere. Ma improvvisamente arriva un raggio di sole, che porta calore e colore. Lola (Victoria Abril) è l’insegnate di flamenco spagnola, che scompiglia la vita di Hlynur: dopo una notte d’amore tra loro, lui scopre che lei è in realtà l’amante di sua madre. Lola irrompe con una passione latina e un scintillante ottimismo nel gelo e lugubre panorama della vita deprimente di mamma e figlio.
Il film è triste e allegro allo stesso tempo, una commedia buia da un paese dove raramente risplende il sole. Ma sono gli attori a brillare, con interpretazioni tenui ed incredibilmente appropriate. Hlynur è in giuste proporzioni irritante, sconsolato e triste. Lola è la straniera esotica che con grande astuzia osserva e intuisce le debolezze e le paure dei locali, riuscendo a cambiare per il meglio l’esistenza insignificante di quelli che la circondano. Sebbene un po’ cliché e prevedibile, il film è un’ eclettica collezione di elementi disparati: la madre lesbica, la ragazza incinta, l’amico con lucertola tropicale, i parenti noiosi, l’arredamento pacchiano, le tempeste di neve, le feste un po’ orgiastiche. Ci sono alcune scene ilari come la riunione familiare natalizia e il voyeurismo ridicolo di una coppia a un party. Il film ha anche panoramiche splendide del duro e sconfinato paesaggio islandese e un’eccezionale colonna sonora, creata da Damon Alban dei Blur e Einar Orn degli ex-Sugarcubes.
Nonostante il senso di sconfitta e indifferenza, 101 Rekjavik è in realtà un film romantico. I personaggi combattono contro l’ostilità e il gelo sia del clima che delle persone circostanti alla ricerca di un po’ di calore e affetto, e di un piccolo posto significativo all’interno della brutale e ironica realtà del quotidiano. È un film che affronta, in modo originale, la difficoltà e spesso l’impossibilità di amare e di comunicare con le persone che ci sono vicine e il tentativo di sconfiggere il senso di rassegnazione per diventare chi vogliamo veramente essere.