Tre stagioni
di Tony Bui
Nostalgia rivalsa tenerezza.
La tenerezza dello sguardo discreto e ovattato del regista che segue le storie da lolontano, la tenerezza dei personaggi: un bambino che vende accendini, derubato, alla ricerca del ladro sotto una pioggia che sembra durare un’eternità;la tenerezza di una venditrice di fiori di loto innamoratasi di un poeta malato di lebbra che vive isolato in un tempio; la tenerezza di un ciclotassista innamoratosi di una prostituta. Personaggi estremi che vivono ai margini della città, in un Vietnam quasi poco differente dall’omologazione occidentale.
La nostalgia del regista che disegna personaggi forse troppo romantici, più legati a dei simboli che alla realtà. Così il bambino fa venire in mente l’infanzia perduta dietro al lavoro, proprio quando si trova a ridere di fronte una parete di televisori che mandano cartoons; il ciclotassista che non trasporta mai un cliente, ma soltanto la donna oggetto del suo desiderio e vince anche una gara per ciclotassisti fa pensare all’emancipazione di classe del solito Carter; così come la venditrice di fiori di loto che cerca l’amore di un poeta rappresenta la purezza dell’animo. Personaggi che rimandano ad un altro piano, ad una certa emancipazione dalla solita rappresentazione del vietcong nemico dell’americano, o dall’esoticità di un luogo; un film che dà voce e psicologia a personaggi sempre lasciati sullo sfondo dalla cinematografia precedente, un film che lascia lo spazio anche ad una sorta di riconciliazione tra gli americani ed il Vietnam, attraverso la figura di un ex marines tornato in Vietnam alla ricerca di sua figlia.
Tenerezza dello sguardo e del montaggio, nostalgia di un mondo perduto e riscatto dei personaggi. Tutti i personaggi del film alla fine riusciranno nel loro intento: il ragazzino ritroverà i suoi accendini, la venditrice di fiori riceverà le poesie del maestro, la prostituta si innamorerà del ciclotassista e l’americano ritroverà sua figlia.
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