The thin red line
Un coccodrillo si immerge nell’acqua ricoperta di alghe. Un uccello muore agonizzante accanto agli esseri umani. I cani banchettano sulle carcasse dei soldati uccisi. Corpi caduti tra l’erba piegata dal vento. Chiunque guardi La sottile linea rossa si rende conto che Terrence Malick è un poeta di immagini. La sottile linea rossa è un grande poema visivo. E come la maggior parte dei poemi, molte persone non lo comprenderanno del tutto.
Molti si saranno chiesti quale sia il significato della sequenza del coccodrillo. Il film si apre con una domanda: “Perchè la natura combatte con se stessa?”. E ci mostra un coccodrillo, un killer. Più avanti, quando gli uomini si dimostrano più implacabili dei coccodrilli, ci mostra un uccello che si trascina lungo il terreno, le sue ali fracassate dal fuoco delle armi. In un certo senso La sottile linea rossa non è un film sulla guerra, ma più in generale sul modo in cui tutti gli esseri viventi si fondano sulla necessità di uccidersi tra loro.
Non solo grande poeta delle immagini, Malick ha anche un grande talento nel lavorare con gli attori: sa perfettamente come dirigerli, come guidarli verso in terpretazioni sottili e profonde. Tutti i personaggi, Witt, il colonnello Tall, Welsh, Bell, Staros, Keck, Whyte, Fife, Doll, e gli altri, sono spaventati. Sono tutti uomini coraggiosi. Ma sono tutti in preda al panico. Tutti hanno un ruolo di grande importanza, ma credo che il personaggio chiave possa essere identificato in Witt.
Jim Caviezel dà una grande prova attoriale nella parte di Witt, un soldato disertore che ha vissuto, prima di essere riacciuffato, con i nativi dell’isola di Guadalcanal. Il suo personaggio si domanda in continuazione perchè la vita tranquilla e pacifica dei nativi debba essere interrotta così brutalmente. Caviezel si affianca a Mary Kay Place nella mia piccola lista di attori che possono davvero essere convincenti con un accento del sud. Non strascica infatti le parole come la maggior parte degli attori, ma si limita a farle suonare assolutamente naturali, come dovrebbero suonare. E crea un grande personaggio, che non ha nulla a che fare con gli stereotipi del clichè film di guerra, ma un grandioso personaggio a tre dimensioni in una interpretazione di cui ci si dovrà ricordare al momento di consegnare gli Oscar.
Memorabile è anche Nick Nolte nella parte del colonnello Tall. Descritto nella sceneggiatura come “stupido, ambizioso, disperatamente ansioso di avere successo davanti ai suoi superiori e timoroso che il battaglione venga ricacciato dietro la linea prima che lui possa raggiungere il suo obiettivo”. Questo è il motivo per cui ordina l’assalto frontale contro il nemico. Barbara Streisand ha detto di aver chiamato Nolte per Il principe delle Maree perchè si poteva vedere il dolore nei suoi occhi. Qui si può vedere chiaramente il dolore nei suoi occhi, e l’ambizione di un uomo, di qualunque uomo, desideroso di raggiungere il successo. Questo non è il solito ritratto ordinario, lineare di un leader monodimensionale, ma un uomo, che come tutti gli altri combatte per la dignità e per una piccola parte di orgoglio personale.
Sean Penn, generalmente considerato uno dei migliori attori della sua generazione, allo stesso modo non riesce ad entrare nello stereotipo del film di guerra nella parte del sergente Welsh, un uomo che si trova lì essendo stato richiamato. Non vede un senso nella guerra, ancora non si spiega la ragione del suo essere lì. E’ una grande interpretazione, quella di Sean Penn, che riesce ad essere assolutamente convincente. E’ perfettamente in grado di convincerci con tutto quello che dice. Ogni battuta è naturale ed è qualcosa che il personaggio avrebbe detto – non qualcosa che lo sceneggiatore gli mette in bocca.
Decisamente bravo è il giovane attore inglese Ben Chaplin, il soldato Bell, un uomo ossessionato dal ricordo di sua moglie e della sua vita a casa. Chaplin ha un perfetto accento americano, non lascia mai intendere la sua finzione ma rende il tutto come assolutamente naturale. La relazione di Ben Chaplin e sua moglie è di notevole importanza da momento che mostra l’amore di due persone come una forza unificante, “come l’acqua di un ruscello che scorre”.
Elias Koteas, da sempre condannato a ruoli secondari, è efficace come capitato Staros, il comandante della compagnia. Come Penn, convince in ogni battuta. Non ha nessuna reale affinità con le armi e la guerra, ed è lì soltanto perchè ci è stato mandato, senza altre ragioni. Perciò, il suo non essere in alcun modo un uomo da carriera militare rende più facile buttar giù ciò che farà ad un certo punto del film.
Woody Harrelson è il sergente Keck ed è eccezionale in un ruolo poco superiore ad un cameo, nella parte di un uomo che si sacrifica eroicamente per gli altri. Ha una grande scena di morte. Adrien Brody ha lo sguardo da psicosi traumatica perfetto nella parte del caporale Fife (non viene mai chiamato Fife nel film, ma nel libro sì). Pronuncia solo poche battute, ma lo sguardo, il suo volto, i suoi occhi, creano un presonaggio a tre dimensioni. Un’altra grande presenza è quella di Dash Mihok nella parte di Doll, un personaggio che dimostra l’imprevedibilità della guerra. Jared Leto ha una piccola parte, quella di Whyte, un soldato, come John Cusak, aiutante di campo. Gli unici cameo fuori posto sono quelli di John Travolta e George Clooney. E’ probabile che entrambi avessero parti molto più ampie, poi cancellate in sede di montaggio.
Quando i soldati americani attaccano i bunker giapponesi, si diventa testimoni di una delle più grandi scene nella storia del cinema. Le lacrime del soldato giapponese di fronte ai suoi compagni morenti ammassati, le loro preghiere verso il cielo, la loro paura sono altamente simboliche.
In Salvate il soldato Ryan applaudivamo uando i tedeschi venivano uccisi, ma in La sottile linea rossa proviamo compassione per tutti i caduti, non solo per quelli americani. Ci rendiamo conto che i giapponesi erano giovani che combattevano per la loro patria esattamente come gli americani. Malick ci dice che siamo tutti parte dello stesso mondo, e che tutti torneremo alla terra, prima o poi. E lo fa facendoci provare compassione per tutti i caduti indifferentemente, il che è una grande conquista.
Il film lavora su tutti i livelli. La composizione dell’inquadratura, la direzione, l’interpretazione, la fotografia, il suono, il montaggio e la colonna sonora sono tutti fenomenali. La narrazione in voice – over da una rara potenza. La colonna sonora di Hans Zimmer è grandiosa. Più di quanto succedesse in Salvate il soldato Ryan, il rumore della battaglia si quieta vicino ad una persona, ma qui, un suono diventa una nota e la colonna sonora inizia.
La sottile linea rossa è un film che turberà e confonderà molte persone. Molti non lo apprezzeranno. Chi si aspetta un versione nel Pacifico si Salvate il soldato Ryan rimarrà indubbiamente deluso. Alcuni se ne sono usciti dal cinema quando ho visto il film. Questo è un film per la gente che pensa. Come Shakespeare, deve essere sperimentato un pò di volte perchè lo si possa capire ed apprezzare completamente.
Malick ha fatto un grande lavoro nel mostrarci ciò. Alla fine del film, sono tutti sconvolti e sconfitti, avendo visto e provato cose che mai si aspetterebbero di vedere e provare di nuovo. Hanno percorso un viaggio indimenticabile e in grado di cambiare la vita.
La sottile linea rossa è il più bel film del 1998. Di nuovo, vi imploro: non perdete questo film.
Daniel Smith
traduzione di Stefano Cravero