SOLDI SPORCHI
di Sam Raimi, con Bill Paxton, Billy Bob Thornton, Bridget Fonda, Gary Cole, Brent Briscoe, Becky Ann Baker.
Il titolo originale, A simple plane, rende maggiore merito a questa splendida pellicola dell’anno scorso, ingiustamente mal distribuita nelle sale. Il piano semplice è quello di Hank, commesso in un negozio di granaglie, di Jacob, suo fratello maggiore, disoccupato e un po’ ritardato, e del loro amico Lou, un emarginato e senza lavoro. I tre, durante un’escursione sulla neve (il paesaggio bianco, dai molti sottintesi significati simbolici molto cari alla cultura protestante è una costante del film), scoprono un aereo caduto, nascosto fra la fitta vegetazione di un bosco.
A bordo, ci sono un cadavere mummificato ed un sacco pieno di quattrini. Che farne? Hank, il più “integrato” dei tre, fiutandone la provenienza illecita, propone di consegnarlo allo sceriffo, ma gli altri due non ne hanno la minima intenzione: quel sacco li può riscattare dalla loro squallida esistenza.
Non ci mettono molto per convincere anche Hank, che, nel giro di pochi minuti, si converte alla nuova causa, tanto da imporsi come il tesoriere del gruppo: sarà lui a custodire il malloppo senza spenderne una lira, finchè non saranno sicuri di poterlo fare senza rischi. D’altro canto Hank e sua moglie aspettano un figlio, e un po’ di soldi possono loro fare comodo. Il giorno dopo Hank, colto da qualche scrupolo, decide di riportare cinquemila dollari nell’aereo, nel caso qualcuno li cercasse, e si fa accompagnare da Jacob. Da questo momento la situazione precipita per concludersi con uno degli epiloghi più drammatici visti al cinema negli ultimi anni. Jacob, in preda ad un attacco di panico, uccide un vecchio che aveva avuto il solo torto di passare dalle parti in cui si trovava l’aereo. I due simulano un falso incidente per sviare i possibili sospetti, ma le loro vite cambiano profondamente. Anche perché Lou, che affonda la sua disperazione nell’alcool, vuole subito la sua parte, ne ha bisogno anche per pagarsi l’affitto di casa: essere disoccupati non è bello né in America né altrove. Il bisogno, o la sete di denaro possono spingere l’uomo a fare cose inaudite (Erich von Stroheim ce lo disse come meglio non si potrebbe fin dai tempi di Greed nel ’25). Anche Lou e sua moglie faranno la fine del vecchio: non si può tirare fuori il malloppo subito, e se Lou non lo capisce, è meglio che esca di scena definitivamente. Non sarà certo lui a rovinare la futura vita della figlia di Hank, o di sua moglie.
Jacob è sempre più demoralizzato, è un “diverso”, e, come tale, più vicino alla natura che alla cultura. Pare quasi che non voglia più i soldi, ne desidera solo una piccola parte per restaurare la casa vicina al bosco lasciatagli in eredità dal padre. Jacob è un parente stretto dei tanti “diversi” di cui è piena la migliore produzione letteraria americana, ancora oggi espressi nei tanti eredi dei “disadattati” di Faulkner, di Steinbeck, di Carson Mc Culler a partire dal Jim di Huck Finn, o dal Pip di Moby Dick, l’unico componente dell’equipaggio del Pequod che il capitano Achab rispetti, quasi vedesse nella sua follia un principio di salvezza alla dannazione a cui si è condannato da solo.
La naturale “distanza” dalla “civiltà” gli fa vedere meglio le storture della cosiddetta società civilizzata: una società che ha fatto del denaro il suo unico Dio, mentre prometteva terra e felicità per tutti. Una società, come già scriveva Melville nell’Ottocento, che, vittima della propria intima debolezza spirituale, proclama la fratellanza, ma esalta il principio della concorrenza, predica l’amore del prossimo, ma discrimina le razze, crede nel progresso, ma è succube della retorica e della superstizione.
Dopo la guerra di secessione, in America, i coloni che si spostavano al west, volevano un po’ di terra per costruirsi una casa, per coltivarla, pensavano veramente di poter fondare una società nuova, più pulita, più giusta, dove ognuno, con un po’ di buona volontà, si sarebbe potuto fare il suo “posto al sole”. Nei fatti non è andata così, la legge del capitale ha spianato la strada solo ai più forti, o ai più ricchi: aggettivi che, ancora oggi, negli Stati Uniti, e non solo, sono sinonimi. Quella casa da restaurare è il piccolo american dream che Jacob vuole realizzare, quel pezzo di terra vicino al bosco che desidera tanto potrebbe rendere felice ogni uomo, ma i cosiddetti “normali” lo hanno dimenticato. Sono rimasti solo loro, i “pazzi” a ricordarcelo. In uno dei momenti più belli del film, Jacob tira le somme della situazione: racconta al fratello che il loro padre si è ucciso in un incidente per poter permettere alla famiglia di intascare l’assicurazione sulla sua vita, e, che la ragazza che, ai tempi della scuola, aveva accettato le sue avances, lo aveva fatto solo per vincere la scommessa che i suoi compagni avevano fatto con lei: quanto tempo sarebbe riuscita a resistere insieme con Jacob. ( “ma non fa niente Hank, sono stato felice, con quella ragazza, e, chissà, ora che ho un po’ di soldi, magari qualcuna si avvicinerà a me”).
Ma la storia non finisce qui: il complice del pilota morto nell’aereo, si fa vivo, vuole il denaro, che proviene dal riscatto di un rapimento la cui vittima non è più tornata a casa. I due fratelli riescono ad eliminare anche lui, ma per Jacob questo ennesimo colpo è troppo. E’ l’unico che ha visto il baratro di follia dove siamo precipitati, e non lo regge più. Il sogno americano è sfumato definitivamente, non c’è più motivo di aspettare una nuova età dell’oro, anche ammesso che ci sia mai stata. Jacob, lucidamente chiede al fratello di ucciderlo, non ce la fa più: “maledetti” quei soldi. Hank, disperato, lo uccide. Non potrà neanche mai godersi il malloppo: due agenti dell’F.B.I. gli riferiscono che quei soldi sono tutti segnati, e prima o poi, troveranno chi li ha.
Hank brucia le banconote sotto lo sguardo afflitto della moglie: d’altronde un protestante come Raimi non poteva permettere che la facesse franca. Torna al suo squallido lavoro nella bottega, e ci narra in flashback la storia di questo “piano semplice”.
Un film di rara lucidità, questo, il regista e lo sceneggiatore, che è poi l’autore del libro, da cui è stato tratto, hanno un controllo del materiale drammatico pressochè perfetto. Non una scena inutile, né un dialogo, nella migliore tradizione del cinema americano, un grande rispetto della sceneggiatura, ed una mirabile attenzione ai personaggi, che diventano simbolo di una condizione umana sempre più disperata. Gli attori sono tutti bravissimi, specialmente il Jacob di Billy Bob Thornton, nel rendere le parti di uomini il cui unico, drammatico pensiero è come rimediare alla cronica mancanza di denaro. Una mancanza che li porterà al furto, alla corruzione, al delitto, ed alla punizione sotto la “maligna indifferenza dell’occhio benevolo di Dio”.