Mirka
Frontiera, muro, ghetto, confine, periferia: il vocabolario è spesso spaziale tuttavia queste parole hanno a che vedere con la relazione.
Questo il tema fondamentale affrontato nel film, in particolare quella con lo straniero.
La storia di Mirka si svolge in una terra non precisata che potrebbe essere ovunque (un confine tra Croazia e Slovenia, tra Messico e Stati Uniti); nato da uno stupro etnico, il bambino varca il confine alla ricerca di sua madre con un unico idizio: una tela ricamata.
Sconvolgerà gli equilibri di molte famiglie.
Si attribuiscono allo straniero tutte le sembianze di cui si nega la presenza nel proprio paese: fantasmi feroci, inumani, Creoli, meticci, emigranti, clandestini, figure di passaggio o di transizione.
Gruppi a cui tutti, in un modo o nell’altro, apparteniamo ma che tendiamo a rimuovere, a dimenticare.
Un cast di prim’ordine, con le splendide interpretazioni di Vanessa Redgrave e Gerard Depardieu.
Unica grande pecca, la figura del piccolo protagonista.
Assolutamente inadeguata al ruolo, soprattutto fisicamente: nella prima scena risulta davvero poco credibile che un bambino così paffuto e in salute sia stato vittima di maltrattamenti.
Guarda caso è il figlio del regista, Rachid Benhadj.
Rossella