Magnolia
“Che bel cazzo di film”.
Questo è il degno inizio di un commento su di un film
carico di intenzioni e di volgari violenze ma vuoto di
contenuti.
Adattissimo ai critici (ha vinto l’orso d’oro a
Berlino) proprio per la sua stranezza e
l’inconsistenza che lascia spazio alle più inutili
masturbazioni cerebrali.
La migliore interpretazione di Tom Cruise resta quella
di Nato il 4 Luglio: quì urla di più, fa più la star,
ma non vuol dire recitare meglio.
Non capisco perché se uno piange a dirotto o urla come
una scimmia debba raccolgiere più consensi.
Dire che trasborda la didascalia è un eufemismo:
potrebbero trasmetterlo negli asili per insegnare
quanto è brutto il mondo e quanto è inutile cercare di
essere felici.
“Scordatevelo, la vita è una merda” (fine del
messaggio).
La millesima critica alla televisione (basta cinema
che parla di tv, BASTA), la millesima commedia sulla
società americana (Altman ha gia fatto tutto per noi,
fate altro grazie) i dialoghi più volgari e violenti
che abbia mai visto.
Nei bignami della sceneggiatura c’è scritto che se fai
litigare due interlocutori l’attenzione dello
spettatore è maggiore rispetto ad un dialogo normale.
Se ci fate caso, è proprio così.
Ma abusare di questo espediente (vedi Magnolia)
significa sentire attori che bestemmiano, sparano,
sbavano ira per due ore circa e guardare l’orologio in
continuazione.
Questo è cinema?
Questa è la violenza, il cinismo, la moda corrente di
sparare al ribasso: “tutto è falso, niente ha senso”.
Nonsense a gogo per continuare il filone pulp con
spirito intellettualoide.
Ma se non vi piace la politica, andate allo speaker’s
corner: il cinema è saturo di mancati politicanti come
il regista di questo film.