La Tigre e il Dragone
Titolo originale: Crouching Tiger, Hidden Dragon
Regista Ang Lee
USA / China / Taiwan
Con : Chow Yun Fat, Michelle Yeoh, Zhang Ziyi, Chen Chang
120’, Colore
Mandarino antico con sottotitoli inglesi
Ang Lee, ricollegandosi ai suoi classici “Ragione e sentimento” e “La Tempesta di ghiaccio”, espande il tema dei personaggi in bilico tra le obbligazioni sociali nelle quali sono immersi e il desiderio di liberta’ al quale aspirano.
Cosi’ nel film l’eroe Li, il piu’ importante guerriero Wudan del suo tempo, decide di disfarsi della sua preziona spada e di smettere di combattere. Vuole realizzare il suo desiderio, trascorrere la vita in pacifica meditazione insieme alla guerriera che ama, Yu. Per questo la incarica di consegnare la spada al governatore. Ma entrambi vengono costretti a ritornare in battaglia quando la spada viene rubata da Jen. Oltre ad essere la figlia del governatore in attesa di matrimonio (di convenienza), Jen anela all’indipendenza e all’amore per un bandito che vive nel deserto. Il suo master, Jade Fox, e’ la vera “cattiva” del film: ha ucciso il suo amante perche’ rifiutava di insegnarle tecniche segrete dato lei era una donna e poi gli ha rubato il Libro della Conoscenza. Il cerchio si chiude nel desiderio di vendetta di Li per la morte del Master, lo stesso che Jade Fox ha ucciso.
Lo svolgimento del film e’ il susseguirsi della lotta fra i vari personaggi sia fra di loro sia dentro di loro, sia verso il loro sentirsi insufficienti (Jade Fox) sia verso l’amore che ingabbia la loro liberta’ (Li e Jen).
Lee comunque segue le convenzioni dei kung-fu movie, a partire dalla storia, basata su una novella pubblicata in Cina piu’ di un secolo fa, fino ad arrivare al desiderio di vendetta per la morte del maestro e alla Spada Mitica.
Il film si basa sull’accettazione, da parte di Lee, dell’influenza Holliwoodiana sulla cinematografia asiatica. Il kung-fu movie viene pertanto trasformato in un Dramma, con una – o piu’ – love story di stile assolutamente occidentale, un certo tipo di battute e deliberati richiami al cinema western, con tanto di canion scosceso e banditi che attaccano la carovana.
Tutto questo fa si che il film riesca ad essere anche un pop-corn movie ben fatto!
La piu’ marcata differenza rispetto ai film di genere che Lee ha inserito sono i numerosi personaggi femminili che combattono, scappando via dai desideri di qualcun altro, nomadi, esprimendo il loro amore fra di loro, ma anche lottando fra di loro. Anche il grande numero di combattimenti fra donne gioca un ruolo importante nello stabilire un punto di vista distintamente femminile nel film.
L’attenta coreografia delle scene di lotta e di Yien Woo-Ping (lo stesso di Matrix) ed i personaggi appaiono indipendenti dalla forza di gravita’, correndo sui tetti e volando silenziosamente nella notte in scene di notevole grazia e forte energia.
Lee inoltre amplifica il forte utilizzo di paesaggi che gia’ avevamo visto in “Cavalcando col Diavolo” e questi stessi sono armonicamente utilizzati nei combattimenti. Ci sono scene assolutamente mozzafiato nelle quali lo spettatore viene sorpreso dalle evoluzioni da Play Station degli attori mentre sullo sfondo appaiono paesaggi impensabili per chi non conosce la Cina. Comunque talvolta le unioni appaiono leggermente forzate, come nel caso della lotta sugli alberi di bambu’.
Forse il film avrebbe potuto scorrere meglio con dieci o quindici minuti di meno, ma resta il miglior film sulle arti marziali che sia mai stato fatto e i paesaggi sono cosi’ splendidi e i combattimenti cosi’ impressionanti che il film merita comunque di essere visto.
Monica Petri