Il matrimonio del mio migliore amico
con Julia Roberts, Rupert Everett, Cameron Diaz
E’ uno di quei film che se non sei uno spettatore della massa preferisci non andare a vedere.
E sbagli, perché questi film dell’industria hollywoodiana hanno molto da insegnare, soprattutto al nostro cinema nazionale, che si muove confusamente senza sapere come esprimersi.
In verità parlo di un cinema che non esiste nelle sale. Nelle sale assistiamo solo a operazioni commerciali ridicole in confronto ai prodotti dell’industria d’oltreoceano. I lavori buoni, pochi sono nascosti nei festival, o riempiono di suoni e colori platee semivuote.
Voglio arrivare a sostenere una banalità: Pieraccioni e company vengono spacciati dai media come grandi artisti, quando sono invece solo dei fortunati e intelligenti futuri ricchi che non posso che stimare. In fondo loro potranno, se lo vorranno, tentare di fare un film non solo di mercato, perché avranno riempito le casse dei loro produttori.
La commedia americana invece confeziona lavori ben girati, e non solo grazie ai budget elevati!
Gli sceneggiatori sono dei professionisti, non come quelli delle nostre commedie attuali.
In Italia i professionisti, stanchi, stanno dietro a registi della vecchia guardia, che sono la fine del nostro cinema, oppure non lavorano in Italia.
Quindi consiglio un secchiello di pop-corn e un po’ di voglia di svago per godersi una Julia Roberts sempre brava (le avessimo attrici così in Italia!) un inedito Rupert Everett straordinario e divertente (che dall’intervista che ho letto sulla Stampa si dimostra essere un attore intelligente e una speranza per il futuro) e quella faccia da pesce lesso che fa l’ex fidanzato di Julienne (Dermot Mulroney), terribilmente inadatto alla parte, e mal costruito come personaggio, tanto da far cadere a tratti il ritmo da commedia che sostiene il film.
Max Betti