HANA-BI
Quand’è che il lirismo diventa stucchevole?
Perché tanti registi quando vogliono essere poetici riprendono il mare?
Il film del Pippo Baudo giapponese (la definizione non è mia) ha, come si dice in questi casi, “trionfato” all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Bruttissimo segno.
Il film è francamente mediocre; se una certa critica lo ha annunciato come un felice connubio fra Antonioni e Tarantino (come dire fra Vivaldi ed i Prodigy) avrà sicuramente avuto le sue buone ragioni, salvo la mio (modesta) impressione che i ruoli di questi due modelli si siano invertiti: il ritmo dei film di Antonioni con la liricità dei film di Tarantino.
I personaggi del film appaiono tutti degli autentici deficienti, si comportano come tali e parlano di conseguenza, soprattutto la Jakuza viene rappresentata in un modo talmente ridicolo da renderla una sorta di Banda Bassotti sfigata. Ma se le cose stessero veramente così, allora come fa la mafia giapponese ad essere così potente? La risposta è nello stesso film: la polizia giapponese è ancora più sfigata!
La recitazione poi, è veramente al di là del bene e del male. Sarebbe troppo facile infierire sull’inespressività di Takeshi (che riteniamo affetto da paresi facciale: auguri di pronta guarigione), allora cerchiamo di capire cosa ci sia di positivo in questa pellicola, sempre considerando che non siamo di fronte ad un B-movie basato sulla buona volontà, ma davanti ad un film vincitore a Venezia. Bisogna riconoscere allora a Takeshi delle buone capacità nell’uso della cinepresa, specialmente nelle scene più movimentate, così come in alcuni cambi di inquadratura particolarmente efficaci. Il soggetto originale non è malvagio, anche se i dialoghi, quando ci sono sembrano troppo schematici e banali.
Mi rendo conto che la mia opinione può sembrare eccessivamente severa, il film non è peggio di tanti altri, ma credo che sia lecito aspettarsi qualcosa di speciale da un film premiato, mentre in Hana-Bi mi pare ci sia molto poco di speciale e molto di mediocre.
FBV