HAMAM-Il bagno turco
La fuga dalla famiglia, dal lavoro o dalla civiltà è un argomento piuttosto comune nel cinema italiano: Antonioni, Bertolucci, Salvatores solo per citare i primi registi che mi vengono in mente, ne hanno parlato in modi e tempi diversi, criticando in modo esplicito la vita del mondo occidentale, proponendo alternative realistiche od oniriche alla nostra cultura.
Iin tal senso Hamam non è un film originale, si basa su una trama esile; non è recitato in modo particolarmente brillante, ma… a volte, uscendo dal cinema, si ha l’impressione che il film che abbiamo appena visto, ci abbia dato esattamente ciò che ci si aspettava, nel senso positivo del termine ed Hamam in questo senso è un film d’altri tempi, girato con i ritmi lenti che si confanno al clima ed alla cultura mediorientale; se il cinema attuale ci riempie gli occhi di visioni immaginifiche, di forti emozioni, Hamam si accontenta di affascinarci con lo sguardo di una ragazza, di immergerci in sensazioni calde e familiari, ma proprio per questo forse più apprezzabili.
Entrando più nello specifico, Hamam è un film che ha la qualità rara di fare sognare, non un mondo fiabesco e perfetto, ma semplicemente un mondo diverso dal nostro; con grande garbo sfiora temi spigolosi come l’omosessualità ed il ruolo femminile nel mondo islamico, le ambiguità di una cultura, quella turca, profondamente orientale, ma da sempre “curiosa” nei confronti dell’occidente; la crisi di valori umani di una cultura profondamente occidentale, come la nostra, sempre più affascinata dalle culture orientali, come in una sorta di richiamo della foresta verso modelli sociali meno frenetici, più in armonia con i ritmi naturali dell’uomo, pur con le loro mille ingiustizie.
Probabilmente, in questo senso, non ha molta importanza che la trama si svolga ad Istanbul, piuttosto che in Marocco o nella nostra Calabria; come anche il bagno turco in sé non risulta altro se non scusa, l’importante era dare ad Alessandro Gasmann una via di fuga da Roma, dal matrimonio, fallimentare, dal telefonino acceso a tutte le ore… esattamente come sua zia trent’anni prima di lui e sua moglie appena dopo di lui.
In fin dei conti, chi di noi, se ereditasse un bagno turco ad Istanbul, non proverebbe almeno per qualche secondo, la curiosità di lasciare tutto e fuggire?
FBV-22/7/97