FUNNY GAMES
di Michael Haneke(Austria, 1997, 103’)
Poche volte ho visto un film in cui i personaggi sono disegnati con questa efficacia. Gli studi di filosofia e psicologia che il regista ha alle spalle sono ben impressi nella sua testa. A chi ci troviamo di fronte in questa vicenda? A due psicopatici? A due ragazzi più intelligenti della norma? A due emuli, soprattutto nell’abbigliamento, di Alex e dei suoi Drughi? Oppure semplicemente a due viziati apatici? Una cosa è certa: l’alta borghesia austriaca, quella apparentemente più candida, rischia di scomparire con i giochetti di “Beavis & Butthead”.
Durante il film si passa dalla curiosità iniziale alla tensione, dall’angoscia alla rabbia, e ancora all’angoscia. Ma questo è un film, e l’autore prova a ricordarlo allo spettatore con un artificio che priva di veridicità la realtà dello schermo. Tuttavia, finchè il film non finisce, nessuno pensa alla finzione dei fatti, se non i due giovani killers che ne parlano durante la loro “gita” in barca. L’intensità è alta, e la violenza, soprattutto ciò che essa provoca, sono dipinte in maniera fin troppo inquietante. Ma un fatto preoccupa più di tutto: perché alla fine si passa quasi dalla parte dei nostri “Beavis & Butthead”? Solo perché, non morendo, sono gli unici due punti di costante riferimento? Per debolezza, o per paura? O semplicemente perché quel sorriso finale rivolto alla camera, e quindi allo spettatore, ci rende loro compilci? Sicuramente questo particolare rende più umano uno dei due giovani e bravissimi attori. A voi le altre ipotesi.
“Funny Games” lascia il segno. Lode a Michael Haneke. Questa sì che è pellicola per i nostri rulli! Il film è stato in concorso al 50° Festival di Cannes(1997), e presente nella sezione “Orizzonte Europa” al XV Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino(1997). Speriamo venga distribuito nelle sale italiane.