Eyes Wide Shut
Il fascino mortuario della borhesia americana
Il sogno. L’incubo così vero da far perdere la certezza sul confine tra realtà e momento onirico.
Ma chi sono i protagonisti di questo film? Due iper borghesi americani. Talmente icona anche nella vera vita (Kidman e Cruise, appunto) da risultare stucchevolmente perfetti.
E questa borghesia americana si annoia.
Si annoia a casa a fare la casalinga radical chic.
Si annoia sul lavoro a fare il perfetto professionista.
Solitutine attorno ed aridità di rapporti umani.
Belli, anzi bellissimi …. ma incapaci di godere di tutta questa manna.
Per cui ad un party di cartongesso, vestiti da pinguini Lei si lascia scivolare a suon d’ochestrina tra le braccia di un urfido cascamorto, mentre lui si fa accalappiare da due
vampire-puttane d’alto borgo.
Ma non ci si può concedere libertinaggio, non si deve. Finita l’epoca del sesso libero, dell’uso del corpo come liberazione.
Così entrambi finiscono per scaraventarsi addosso la loro frustazione in un litigio allietato dalla canabis. Lei manifesta la grande verità riassumibile nel concetto che anche le donne oltre che mamme sono anche troie, nel senso che provano pulsioni sessuali al pari degli uomini e non si capisce perché non debbano dirlo e farlo.
E’ la fine. Il castello di cristallo del bel professionista va in frantumi. Così se Lei ha osato sognare di scopare, lui decide che deve scopare veramente.
Ma la sua discesa verso gli inferi gli impedisce di dare sfogo alla sua sete di sesso e vendetta.
Siamo alla fine degli anni novanta: il sesso è più che mai tabù e pericolo.
Il senso di morte, che permea tutto il film si fa sempre più forte.
Il suo voler tentare di trasgredire gli si ritorce contro ed il bel professionista si sveglia in lacrime con la tessara di asscociazione sporca.
Bisogna subito confessare tutto alla moglie, liberarsi dei pesi.
Così il giallo si interrompe, la ricerca dell’assassino svanisce.
In fondo è natale e la casta borghese vuole che lo spettacolo continui.
Tra un peluches ed una Barbie non resta che concordare di fare quello che non si è mai fatto:
scopare.
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Un uomo e una donna molto belli, ricchi, serenamente benpensanti.
Descritti fin dall’inizio come vuoti, privi di un reale affetto e inconsapevoli della forza delle emozioni.
Lessi da qualche parte che questo film dimostra come anche nella normalità si può insinuare il tarlo della degenerazione.
Non credo proprio che quella sia la rappresentazione della normalità, magari della normalità agiata di qualche ricco americano, spietato ed egoista.
L’atmosfera cade quasi subito nel torbido e nella depravazione, anche solo pensata, da entrambi e in modi a dir poco squallidi.
La violenza della vita aggredisce il fragile castello di illusioni costruito anche a spese di una figlia cresciuta da una madre svogliata e frustrata.
Indovinati momenti di follia interrompono la tensione narrativa.
Kubrick è stato ancora diverso e si rinnova nell’ennesimo spaccato di psicologie dei suoi personaggi, “malati” senza saperlo.
Non sono consolato dal fatto che qualcuno abbia terminato il montaggio di questo film rendendone possibile la visione:
è davvero un peccato.
Cristiano Zanca