THE NAKED SPUR
Howard Kemp, un uomo tradito dalla donna con cui stava per sposarsi, si mette sulle tracce del fuorilegge Ben Vandergroat, su cui pende una taglia di 5000 dollari. Durante la sua ricerca incontra due inaspettati (e poco graditi) compagni di viaggio: un vecchio cercatore d’oro e un soldato espulso dall’esercito per comportamento disonorevole. I tre troveranno il ricercato senza troppi sforzi ma il viaggio per accompagnare l’uomo fino alla forca non sarà così semplice.
“The Naked Spur” è il terzo western di Anthony Mann con James Stewart protagonista, il secondo a colori e il primo a non essere sceneggiato da Borden Chase ma da Sam Rolfe e Harold Jack Bloom. Più maturo e complesso del precedente “Bend of the River”, questo “Sperone Nudo” (il titolo si riferisce ad un momento del duello finale) stupisce soprattutto per l’assenza di punti di riferimento morale: nessun personaggio può dirsi pienamente positivo, tutti agiscono per motivi legati al guadagno personale e, anche se il finale non chiude lo spazio all’idealismo, i toni cupi e pessimisti lasciano un segno indelebile nella memoria dello spettatore. Anche la figura femminile, interpretata da una giovane Janet Leigh, è tutt’altro che angelica e pura, indecisa fino alla fine se scegliere tra il “buono” Stewart e il “cattivo” Ryan.
Peraltro la regia di Mann giudica in modo implacabile i suoi personaggi amorali, riprendendoli ripetutamente (attraverso un’evidente scelta stilistica) dal basso verso l’alto e spesso schiacciandoli contro il cielo, come a fargli sentire il peso di una condanna divina per la loro avidità (e l’avidità che caratterizza in modo sistematico i personaggi fa pensare spesso ai film del grande Stroheim, “Greed” su tutti).
Un western pienamente maturo, più violento della media dei film del periodo (si veda la scena dello scontro con gli indiani), recitato alla perfezione da tutti e con la solita, commovente, maestria nel riprendere paesaggi di devastante bellezza.