THE ADDICTION

di Abel Ferrara(U.S.A., 1995)

Premetto che ho visto il film al cinema per fortuna… Come è noto infatti, la distribuzione di questa pellicola di Ferrara in Italia è stata praticamente inesistente. E’ molto probabile che il regista italo-americano, a qualcuno qui da noi non piaccia: a parte “The addiction” infatti, “The funeral” non è stato premiato a Venezia(la Coppa Volpi a Chris Penn è pochino…), ed inoltre è stato distribuito con il titolo “Fratelli”, perché l’originale evoca un’immagine troppo negativa per attirare il pubblico italiano(così ci è stato detto). Infine “Blackout” ha resistito non più di dieci giorni nelle sale, ma forse per altre ragioni. Comunque veniamo al film: “The addiction”, in bianco e nero(e con tutto il sangue che si vede, è meglio così), è girato molto bene. Negli ultimi anni Ferrara è progredito tantissimo: movimenti di macchina originali, direzione degli attori magistrale. Ma è del soggetto e della sceneggiatura(ancora una volta di Nicholas St. John) ciò di cui bisogna parlare. Il soggetto di partenza è geniale: servirsi della superstizione popolare, e trasporre la “filosofia esistenziale” dei vampiri alla massa degli uomini, al rapporto uomo-male. Si puo’ riuscire a dominare la dipendenza dal succhiare il sangue altrui? Christophen Walken, Peina nel film, ammonisce la “novizia” a questo proposito, ed è più che efficace quando le dice: “…hai il fiato che puzza di merda! Quanto ne hai succhiato oggi, eh?!” Subito dopo agisce(…) su di lei per ricordarle cosa si prova a subire quella violenza.

E’ lampante che il lavoro, gli studi e le ricerche anteriori all’abbozzo della storia, sono stati enormi. Il film è pieno di citazioni di filosofi come Kiekegaard, Nietzsche, Heidegger, e la protagonista delle vicende è una studentessa di filosofia. A posteriori la sensazione è che i primi tre-quarti di film siano un capolavoro completo(!), poi è la sceneggiatura che, proponendoci un paio di “finalini” di troppo, diventa responsabile dei dubbi che si nutrono. Viene messa troppa carne al fuoco per dare un messaggio chiaro. “Non siamo cattivi a causa del male che facciamo, ma facciamo del male perché siamo cattivi”, così sentenzia Annabella Sciorra, la vampira che innesca il vizio in Kathleen, la protagonista. Come se non bastasse in mezzo alla vicenda passano dei filmati sulla guerra in Vietnam… Insomma il male è una droga, noi tutti dipendiamo da esso. Tuttavia giudicare una pellicola così, senza andarsi a rivedere i filosofi e gli scrittori citati e tirati in ballo sarebbe azzardato. Questo è un film difficile, impegnativo più di tanti altri, da vedere parecchie volte.

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