Heartbreakers
Meno male sono entrato gratis. Entrare gratis al cinema ti preserva da qualsiasi delusione. Se avessi speso dodicimila lire per vedere il grande Gene Hackman ridursi a fumare cinquanta sigarette in un ruolo di mezz’ora, in un film dove l’elemento più originale sono le curve super esposte di un “tabarino” di un metro e cinquanta che si fa chiamare Jennifer “amore” Hewitt, avrei strappato dalla mia agenda la pagina di quel giorno.
Due parole vanno spese sullo sceneggiatore. Il nome non lo voglio ricordare, ma definirlo un mestierante potrebbe creare dei risentimenti a coloro che i mestieranti li sanno fare davvero. Quando le idee scarseggiano!
Madre e figlia sono due truffatrici specializzate nell’accalappiare ricconi, farli innamorare e mollarli il giorno dopo le nozze per intascare soldi con il divorzio.
Non c’è nulla di più e nulla di meno. I personaggi sono alquanto piatti e prevedibili, le gag assolutamente scontate; gli attori poco azzecati: se si pensa che quello che più dovrebbe far ridere è Ray Lotta in una sorta di parodia del suo personaggio in The Goodfellas, abbiamo già capito l’antifona.
Il regista poi ci mette del suo. Parte con grandi movimenti: dolly e carrelli per mostrarci che la produzione gli ha regalato un po’ di quattrini e finisce con totalini e campi a due quando la storia entra nel binario dello stereotipo della peggior commedia americana.
Un consiglio alla produzione: dite ai vostri executive producer di smettere di voler imitare Billy Wilder: di Billy Wilder c’e ne stato uno solo e almeno abbiate la compiacenza di scegliere meglio lo sceneggiatore che si sa nelle commedie è il 70% del film, non a caso Billy Wilder se li scriveva da solo…