RADIANCE
un film di Rachel Perkins
scritto da Louis Nowra
con Rachel Maza
Deborah Mailman
Trisha Morton – Thomas
Film australiano premiato al Festival del Cinema delle donne di Torino, lascia un pò di amaro in bocca. Tre sorelle molto diverse tra loro si ritrovano per assistere al funerale della madre, rievocano il passato e le tragedie che le hanno colpite facendo riemergere da sotto la casa un orribile segreto, guadagnandosi così il diritto di appartenenza al pluriutilizzato filone dell’ “ho visto qualcosa di orribile nella legnaia” e liberandosi dai fantasmi che le opprimono tramite una serie di grida e un incendio doloso che dovrebbe essere rituale ma che rinvia inevitabilmente al più diffuso sistema di frode assicurativa.
Una regia valida, soprattutto se si considera che si tratta di un esordio, ma troppo classica, al punto da non sapersi distaccare dal testo teatrale da cui la storia trae origine: la tensione, gli elementi narrativi forti, la caratterizzazione dei personaggi si indeboliscono fino ad esaurirsi in una successione di quadri che troppo hanno a che fare con le scene di un teatro. Le attrici – assolutamente eccezionali, in modo particolare Rachel Maza, già protagonista di Once were warriors – non sono in grado – e non per colpa loro – di rendere vivi dei personaggi che sono all’origine troppo stereotipati: le tre sorelle una ricca e famosa ma non dimentica del suo passato, l’altra povera e casinista ma proprio per questo allegra e trascinante, l’altra ancora un pò bigotta e mascolina ma in realtà ansiosa di divertirsi. Il tutto condito con grandi immagini di paesaggi australiani da cartolina, ben fotografati ma troppo, troppo accademici.
Radiance perde, e di molto, il confronto con l’altro grande film australiano al femminile, Amore e altre carastrofi, ma Rachel Perkins (se non altro per la sua giovane età, per un’ottima scelta degli attori e per competenze tecniche ineccepibili) si guadagna il diritto di una seconda possibilità, nella speranza che possa prima o poi liberarsi dall’orribile spada di Damocle delle scuole di cinema (magari con un incendio rituale…)