La principessa e il guerriero
Torna la coppia di Lola corre, Tom Tykwer dietro la macchina da presa e Franka Potente davanti a fargli da musa. Ancora una volta si parla dei bizzarri arabeschi del caso e dell’ineluttabilità del destino nelle nostre vite. In questo film la Potente non corre mai, fa l’infermiera in un manicomio, è sola e discretamente infelice. Un giorno, mentre sta attraversando la strada, viene investita da un camion e quindi salvata ad un passo dal soffocamento da un misterioso uomo (Benno Fürmann) che le pratica un’improvvisata tracheotomia servendosi di un coltellino svizzero e di una cannuccia. Poi l’uomo scompare e lei, innamoratasi del suo salvatore, si mette in testa di ritrovarlo e di cambiare così il corso forse non irrimediabilmente segnato delle loro esistenze.
Nonostante i grandi temi tirati in ballo, Tykwer non si da delle arie, sta girando una fiaba (come evidenziato dalla componente mitica del titolo e dal fatto che la protagonista si chiami Sissi) e ne è consapevole. Il risultato finale, nonostante le grossolane ingenuità o magari proprio in virtù di queste, è di piacevole freschezza e ispira una sincera simpatia per le sorti degli sbalestrati personaggi del racconto. I virtuosismi di regia, con l’uso di un formato scope che pare far fatica a contenere tutte le immagini, non prevaricano mai sulla storia e non creano neanche il deprecabile effetto videoclip così smaccato invece nella precedente opera del regista. Anche gli omaggi sparsi ad altri film (le sedute con i matti non possono non rimandare a Qualcuno volò sul nido del cuculo) e ad altri maestri (primo su tutti Kieslowski, da cui Tykwer ha ereditato il progetto del prossimo Heaven) danno l’idea della modestia con cui l’autore vuole proporsi al suo pubblico. Una nota sugli attori: Franka Potente è davvero brava e ha uno sguardo che può commuovere, al contrario Benno Fürmann sembra provenire da un tv movie tedesco del sabato di raidue.