Il Sarto di Panama
Un agente segreto agli ordini di sua maestà britannica, dalla moralità non proprio irreprensibile, viene spedito a Panama per cercare di carpire dei segreti riguardanti la gestione dell’importantissimo canale. Al suo arrivo sul posto si metterà in contatto con un sarto inglese dal passato poco chiaro, discreto confidente degli uomini più ricchi e influenti di Panama, e insieme creeranno le premesse per un raid aereo degli Stati Uniti volto a rovesciare il governo in carica e a detronizzare l’ignaro presidente panamense, addirittura sospettato di voler vendere il canale ad una improbabile cordata di cinesi.
John Boorman rilegge con fedeltà il divertente romanzo di John Le Carré (che collabora alla sceneggiatura con il regista e Andrew Davies) e ne trae un film pieno di humour e di disincanto. La complicata storia spionistica in cui, come da tradizione, tutti mentono e tutti nascondono qualcosa di losco, non esclude richiami alla difficile storia politica che ha caratterizzato moltissimi paesi sudamericani, cosicché chi ha vissuto la dittatura e ha cercato di opporvisi ne porta ancora i segni indelebili sul corpo o nello spirito. La regia è classica ed elegante, la fotografia sinuosa di Philippe Rousselot e la dolcissima musica di Shaun Davey contribuiscono a creare un clima morbido ed avvolgente, i personaggi sono costruiti con gusto e ben approfonditi e ogni attore fa bene il suo dovere: Pierce Brosnan cerca di offuscare la sua immagine da Bond con un personaggio detestabile e del tutto immorale, Geoffrey Rush interpreta il suo sarto, meticoloso e pieno di sotterranea dignità, con un amore e con una passione che conquistano lo spettatore. Divertenti apparizioni del grande drammaturgo inglese Harold Pinter nei panni dello zio Benny e salutari bordate contro l’insopportabile imperialismo paternalistico statunitense.