Amores Perros

Directed by Alejandro González Iñárritu
Starring Emilio Echevarría, Gael García Bernal, Vanessa Bauche, Goya
Toledo,
Alvaro Guerrero
Amores Perros inizia nel caos più totale. Furiosamente inseguiti da un gruppo di teppisti armati di pistole, due ragazzi guidano un fuoristrada tra le vie trafficate di Mexico City mentre il loro cane giace, sanguinante, sul sedile posteriore. Quando passano col rosso e si scontrano violentemente con un’altra auto il ritmo frenetico dell’azione viene bruscamente interrotto.
L’incidente e il destino del cane sono gli elementi che legano le tre storie in questo incredibile e formidabile debutto del regista messicano Alejandro González Iñárritu.

La prima storia riguarda Octavio (Gael García Bernal). Il giovane, innamorato della moglie del fratello, inizia ad organizzare scontri clandestine con il suo Rottweiler per guadagnare abbastanza soldi per portarla via. Nella seconda si assiste al declino fisico e psicologico di una giovane modella, Valeria (Goya Toledo). Dopo il grave incidente, è confinata a casa, su una sedia a rotelle, mentre il suo cagnolino è
intrappolato sotto il parquet. La terza, infine, segue i movimenti del barbone El Chivo (Emilio Echevarría) e del suo branco di cani randagi.
Incaricato di uccidere un businessman, pedina contemporaneamente, da
lontano, la figlia che ha abbandonato molti anni prima.
Sebbene i protagonisti provengano da classi sociali e generazioni diverse,
e fronteggino traumi e inquietudini differenti, i loro cani diventano una
metafora delle loro sofferenze e delle loro paure: Richie, la bestiola di
Valeria, è imprigionata in un incubo domestico degno di Cronenberg e
Ballard. La crudeltà verso gli animali non è gratuita, ma funzionale alla
storia che indaga sull’insopportabile ferocia del quotidiano, sulla
facilità con cui le persone commettono azioni di violenza fisica ed emotiva, e la
conseguente impossibilità di redenzione. Nonostantele intense scene di
brutalità, il film, orribile e tenero allo stesso tempo, è fondamentalmente una denuncia della violenza.

Immediatamente paragonato a Pulp Fiction, Amores Perros è invece molto più
umano e ‘realista’. Il regista non solo dimostra una impeccabile bravura
artistica e tecnica, ma mette in luce anche i tormenti interiori dei
personaggi e le conseguenze psicologiche che violenza e passione hanno sulle persone.Il film balza avanti e indietro nel tempo con incredibile
maestria, riproponendo lo stesso evento con stili diversi. Le ultime due storie,
dove l’uso della telecamera è più sobrio e rilassato e dove il ritmo è più
lento, ricordano molto le telenovele sudamericane. Al contrario, la prima ha una prodigiosa energia, e attraverso l’impiego frenetico della cinepresa a
mano, offre un visione dura, ma lirica, dell’underground urbano.
Ispirato da Tarantino, Buñuel, Polanski, Amores Perros è diretto in modo
magistrale, intriso dei colori intensi di Mexico City: il grigio dello
smog, l’azzurro dello stucco dei palazzi, il lividore degli squallidi sobborghi.
È un film originale e coraggioso, audace e maturo. Accende le aspettative
del cinema moderno saturo di certe pellicole stanche e noiose che, pur
aspirando ad uno stile narrativo e tecnico audace e ad una indagine sociale e
psicologica profonda, hanno miseramente mancato il loro obiettivo.
Alejandro González Iñárritu ha dimostrato grande talento e passione nel
creare questo film aggressivo e avvincente, ed è sicuramente un regista da
tenere d’occhio.

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