American Psycho
Dal libro shock di Bret Easton Ellis (1991). Patrick Bateman (Christian Bale) è uno yuppie che vive e lavora a New York alla fine degli anni ’80. Ha mille ossessioni: per il fisico perfetto, per i biglietti da visita più eleganti, per i ristoranti più chic. Ha anche un precario equilibrio mentale e, divorato dalle sue manie, uccide indistintamente donne, amici, barboni e animali come il più efferato dei serial killer, senza una ragione evidente e senza il minimo senso di colpa. Essendo praticamente intercambiabile con gli altri suoi colleghi di Wall Street, individuarlo e arrestarlo risulterà praticamente impossibile.
Dopo infinite traversie produttive e dopo che diversi registi (tra cui, pare, Oliver Stone) hanno rinunciato al progetto, ecco arrivare in Italia la versione cinematografica di uno dei libri più controversi degli ultimi anni. La regia è stata affidata alla semisconosciuta Mary Harron (Ho sparato a Andy Warhol), autrice anche della sceneggiatura insieme a Guinevere Turner, e il budget iniziale è stato drasticamente ridotto (dagli iniziali 80 milioni di dollari stanziati si è passati ai 6 milioni della versione attuale). Fedele nello spirito al libro di Ellis, il film rinuncia, ovviamente, a mostrare le raccapriccianti violenze che il protagonista infligge alle sue vittime, così puntualmente e dettagliatamente descritte nel romanzo. In questo modo però si giunge ad un risultato ipocrita e poco morale, perché quel poco di violenza mostrata allo spettatore è talmente stilizzata (e quindi in qualche modo sdrammatizzata) da far perdere gran parte del senso dell’orrore che lo scrittore riusciva a suscitare nella pagina scritta. Rimane lo spirito, dicevamo, quel senso di vertigine che si prova davanti alle fissazioni ottuse di questo povero yuppie depravato, personaggio volutamente infimo, continuamente scambiato per qualcun altro, letteralmente terrorizzato dall’idea di non possedere il meglio in fatto di look. Il ritratto sociologico di quegli anni, pur affidato alla satira abbastanza grossolana dello scrittore, continua a non lasciare indifferenti, ma se il libro metteva i brividi, il film muove spesso al sorriso, e questo è eticamente discutibile. Ottima la prova di Christian Bale, anonima la messa in scena della Harron.