A l’Attaque
Due sceneggiatori decidono di scrivere una storia dal soggetto politico, cercando di popolarla di quanti più personaggi sia possibile così da dare la possibilità a molti attori di poter lavorare. Raccontano dunque le vicissitudini di una serie di amici e familiari che si muovono tutti intorno ad un’officina oberata dai debiti e sull’orlo del sequestro causa fallimento. Ma a Marsiglia, nel quartiere dell’Estaque dove il film nel film è ambientato, tutti sono pronti a dare una mano al prossimo, tranne i ricchi industriali e i cinici banchieri (disposti però, questi ultimi, a riscattarsi in extremis).
Guédiguian gira una favola dal respiro cortissimo, ultrapopulista nel senso più trito e piena di personaggi antipatici (il nonno italiano che canta di continuo al nipotino in fasce O Bella Ciao), quando non francamente odiosi (come i due sceneggiatori, uno dei quali penalizzato da una somiglianza imbarazzante con Jerry Calà). L’aria di solidarietà sa di fasullo, le trovate sono poche, mai memorabili né particolarmente divertenti, e la lotta di classe buttata giù in maniera così semplicistica e schematica (va bene che è una tavoletta, ma insomma…) non ci fa dimenticare nemmeno per un attimo dei tempi cupi in cui viviamo, anzi. Decisamente un passo falso nella carriera di questo discreto ma ampiamente sopravvalutato autore francese, sicuramente più a suo agio nelle atmosfere cupe di La ville est tranquille che in questo tardo prodotto da Fronte Popolare, capace pure di farci rimpiangere l’altrettanto declamatorio Ken Loach di Bread and Roses.