Yearlong boyfrend
Un ragazzo gay accetta la proposta dei suoi genitori: stare per un anno intero con lo stesso ragazzo per avere in cambio un jeep rossa. Durante quest’anno avviene di tutto, ma soprattutto il protagonista impare l’importanza di altre cose, oltre alla macchina. Il regista Allen Posten ha dichiarato di fare films solo per divertimento, e sicuramente il divertimento è ciò che ottiene nel suo prodotto. Un film che ha dalla sua parte la snellezza e la velocità delle azioni, in un collage fresco e sbarazzino tipico californiano. Il film è stato il vincitore del premio della giuria cortometraggi.
Cherish
Nel film, menzione speciale della giuria cortometraggi, la narrazione ha come punto centrale il ricordo dell’amico scomparso un anno prima. Stephen Jones ha tentato di rendere al meglio l’assoluta introspezione di un uomo con la sua solitudine e con l’esorcizzazione del proprio dolore. Gli stati d’animo resi con atmosfere cupe, accostamenti scenici azzardati rendono piuttosto bene il senso di mancanza definitiva, senza via d’uscita. La telecamera si sofferma alle volte troppo a lungo su particolari del volto o su paesaggi ma considerato che il film è la tesi di laurea del regista, anche l’essere eccessivamente e consapevolmente strappalacrime può venir perdonato.
Breath
Il regista greco Christos Dimas tenta di comporre un piccolo poema sul dolore, attraverso quattro piccoli film. Ne nasce un addio all’amante, alla madre, al “respiro che lascio dietro di me”. Il tentativo di costruire la memoria con tecniche sperimentali si impantana purtroppo abbastanza spesso nella morale cattolica attraverso una certa pretenziosità di immagini. Anche se l’esercizio stilistico poteva essere accettabile, non si capisce la menzione speciale della giuria cortometraggi assegnata a questo film.