WAKING NED

di Kirk Jones. Con Ian Bannen, David Kelly, Fionnula Flanagan, Susan Lynch, James Nesbitt. Prodotto da Glynis Murray e Richard Holmes per Tomboy Films. (U.K., 1998, 35mm, 95′)

Nulla di più azzeccato in questo momento che un film sulle vincite al lotto e sui molteplici risvolti che provocano. Se fosse una commedia sarebbe comunque eccezionale, ma è qualcosa di più. Fa ridere, ma è anche un incredibile affresco sulla vita nelle campagne irlandesi, sui caratteristici abitanti di queste lande desolate ma stupende, e soprattutto sui sentimenti, assolutamente puri nella loro semplicità, che animano i personaggi un pò folli ma decisamente reali di questa storia divertente e ricca di contenuti. Prima opera di fiction di un affermato trentatreenne regista pubblicitario londinese, Waking Ned merita un successo ed una diffusione degni delle sue indiscutibili qualità. Due attori eccezionali, che ricordano vagamente i Jack Lemmon e Walter Matthau del periodo più felice, impersonano gli anziani protagonisti della vicenda, esprimendo al meglio l’ammirazione e l’interesse che lo stesso regista ha dichiarato di avere per le generazioni di vecchi irlandesi capaci di enormi bevute e di profondissimi sentimenti: sono sempre stato affascinato dalle persone anziane e non penso di essere l’unico della mia generazione. Amo molto ricordare i preziosi momenti passati con mio nonno a bere e ad ascoltare le sue storie, dice Jones nella presentazione del film. E questo passione emerge tutta, coinvolgendo gli spettatori in un’ora e mezza di film che centra perfettamente il suo scopo, far piangere dalle risate e per la forza delle emozioni. E allo stesso tempo l’autore dichiara apertamente il suo amore per i momenti cinematografici che fanno venire i brividi, riuscendo a darne tanti ma senza mai esagerare.

Girato interamente nell’Isola di Man (che tra l’altro fornisce ricchi finanziamenti e agevolazioni fiscali per chi decide di produrre un film da quelle parti), il film è ambientato in un minuscolo paese di cinquanta abitanti, frutto di una minuziosa ricerca finalizzata ad un unico scopo: trovare una giusta posizione che permettesse di vedere tutto il villaggio in una sola inquadratura panoramica. E proprio quell’inquadratura panoramica, alternata ad ambienti angusti e poco illuminati come nella tradizione delle casette irlandesi, è già sufficiente a portarci in un mondo così piccolo da contenere in sè passioni enormi, siano esse positive o negative. E poi, finalmente, una dichiarazione che fa tirare un respiro di sollievo a molti appassionati di cinema: un pubblico internazionale può amare l’incanto ed il genere dei film britannici, ma rimane spesso annoiato dal loro ritmo. Kirk Jones, alla luce della sua esperienza pubblicitaria, ammette spudoratamente una delle più frequenti pecce del suo cinema nazionale e la combatte, vincendo la battaglia con un film non solo divertente e geniale, ma anche e soprattutto veloce, mai noioso, mai esagerato. E non è poco.

Un film che speriamo davvero di poter vedere nelle sale (parrebbe di sì, visto che è uscito in contemporanea con la prima del festival anche in Canada e negli Stati Uniti, ma da noi non si sa mai…) e un regista da seguire, perchè giovane, intelligente, innovativo anche se ben attento alla grande tradizione che gli sta alle spalle.

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