Un maledetto Imbroglio

di Pietro Germi (Italia 1959)

Sceneggiatura: Alfredo Giannetti, Ennio De Concini, Pietro Germi
liberamente tratto da: “Quer Pasticciaccio Brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda;
Collaborazione artistica: Alfredo Giannetti;
Direttore della fotografia: Leonida Barboni; Scenografia: Carlo Egidi;
Costumi: Bona Magrini; Montaggio: Roberto Cinquini;
Musica: Carlo Rustichelli; Produttore: Giuseppe Amato

Interpreti:
Pietro Germi (commissario Ingravallo)
Claudia Cardinale (Assuntina Jacovacci), Eleonora Rossi Drago (Liliana Banducci),
Claudio Gora (Remo Banducci), Nino Castelnuovo (Diomede Lanciani),
Franco Fabrizi (Massimo Valdarna), Cristina Gajoni (Virginia),
Saro Urzì (maresciallo Saro), Silla Bettini (Brigadiere Oreste),
Ildebrando Santafè (Commendatore Anzaloni), Toni Ucci (Er Patata)

Torino Film Festival ci ha presentato la versione restaurata di questo bel film che, grazie all’iniziativa Cinema Forever, può ritornare a risplendere nelle sale. La pellicola è stata proiettata questa estate in anteprima mondiale a New York, nell’ambito di una retrospettiva dedicata a Pietro Germi e ieri sera come prima italiana. Devo ammettere che inizialmente mi ha un po’ preoccupata questa affermazione: l’anno scorso l’anteprima ha avuto una brutta vicenda…
Prima della proiezione in sala erano presenti Mario Silvestri, l’organizzatore del film e Mario Sesti che si è occupato del restauro. Ci hanno raccontato alcune curiosità. Silvestri ci ha parlato dei rapporti tra Germi e Gadda, l’autore del libro, che furono quasi inesistenti, prettamente economici. Germi per la realizzazione del film volle la completa libertà di modifica, rispetto alla storia del libro, e non permise nessuna intrusione dello scrittore tanto da relegare tutti i rapporti al Silvestri.
Durante la produzione Germi ebbe un disturbo agli occhi aggravato dalle forti luci di scena, per evitare di interrompere la produzione il commissario fu quasi obbligato a continuare le riprese indossando degli occhiali da sole anche se nelle scene già girate non li aveva. Effettivamente, guardando la pellicola, in alcune momenti gli occhiali scuri sono un po’ azzardati!
Il film è un piccolo capolavoro poliziesco. Da una semplice situazione iniziale, un furto in un appartamento, si intreccia una fitta vicenda che porta ad un omicidio. Viene uccisa una signora borghese molto riservata. Le indagini su questo delitto scoprono dei retroscena insospettabili: corruzioni, tradimenti. Il commissario non riesce a trovare l’assassino. Viene ritrovata la refurtiva e il ladro, ma tutto si allontana dal delitto. Solo quando si è quasi deciso di archiviare il caso un piccolo particolare, il duplicato di una chiave, permette di concludere la vicenda. La signora assassinata aveva a servizio una cameriera, Assuntina, questa si era sposata ed era andata a vivere in un paesino vicino Roma. Suo marito, Diomede, tentando di rapinare in casa della vittima era stato scoperto e preso dalla paura, aveva ucciso la signora con dei colpi di cacciavite. Bellissima la scena dell’arresto con la Cardinale (Assuntina) che corre dietro la macchina della polizia chiamando il marito: ricorda la Magnani di Rossellini.
Il film è un insieme di situazioni drammatiche tra cui spicca in primo piano la riuscita recitazione della Cardinale, intervallata da momenti di comicità, che smorzano sapientemente la tensione.
La bellezza della fotografia ci è stata restituita dall’accurato restauro.

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