TOUCH OF EVIL
di Orson Welles, con Orson Welles, Charlton Heston, Janet Leigh, Marlene Dietrich, Akim Tamiroff, Joseph Cotten. Versione rimontata prodotta da Rick Schmidlin, montata e mixata da Walter Murch con la cosulenza di Jonathan Rosenbaum.
Il vero evento del festival, seppur colpito dalla maledizione di Welles la sera della sua prima europea (un proiezionista che probabilmente ora si trova in mezzo alla strada ha invertito l’ordine delle bobine,regalando ad un esterrefatto pubblico un indimeticabile effetto Pulp Fiction), non ha deluso le aspettative. Sebbene le operazioni di restauro, rimontaggio, ri – tutto il possibile si stiano sviluppando a macchia d’olio nelle cinematografie di tutto il mondo con risultati nella maggior parte dei casi poco convincenti, la ricostruzione di Touch of Evil basata sul memorandum di 58 pagine lasciato da Welles ai produttori della Universal dopo la visione dello scempio fatto sulla sua opera originale, è indiscutibilmente un ottimo lavoro, perchè non è frutto della fantasia di un folle megalomane ma semplicemente del lavoro di un gruppo di tecnici che si è attenuto fedelmente alle note del regista, come se fosse stato realmente lui stesso a dirigere il montaggio.
Il lavoro svolto dal Walter Murch, montatore di Lucas e Coppola nonchè praticamente unico tecnico dell’industria americana a gestire sia il montaggio delle immagini che quello del suono, è, nella sua semplicità, straordinario: pochissime sono le variazioni a livello visivo, legate in particolare al desiderio di Welles di invertire l’ordine di alcune inquadrature per ottenere un effetto maggiore soprattutto nella scena della morte di Quinlan, mentre molti sono i cambiamenti che riguardano il sonoro. Eliminata completamente la colonna sonora di Mancini, imposta a suo tempo dalla produzione, si ritorna all’idea originaria dei Welles, quella di un accompagnamento costituito unicamente dai mille rumori di una cittadina di confine, con musiche unicamente provenienti dalle radio che di tanto in tanto compaiono in scena. E l’effetto è davvero notevole: tutto lo svolgimento della vicenda è accompagnato da questi rumori, talvolta quasi assordanti, talvolta solo di contorno, ma così potenti da mettere lo spettatore in una situazione di tensione che è prima di tutto uditiva: attento a quasiasi rumore! sembra dire Welles, esasperando ogni suono non solo nel suo volume, me nel suo significato e nel suo valore (vedi ad esempio i rumori della ricetrasmittente quando Vargas cerca di salvare se stesso e la propria moglie registrando una dichiarazione di colpevolezza di Quinlan).
L’effetto più sorprendente di questa operazione, però, sta nel suo risultato “politico”: come spiega il produttore Rick Schmidlin l’impresa più straordinaria è stata quella di convincere la Universal ad ammettere, producendo questa versione del film, di aver commesso un grave errore e un torto nei confronti di Welles.