The Last Days of Disco,

di Whit Stillman, Usa, 1998, 35 mm.
con Chloe Sevigny, Kate Beckinsale, Chris Eigeman, Mackenzie Astin

Nel periodo di Woodstock c’era Jimi Hendrix, l’album dei Beatles “Abbey Road”, il desiderio di pace, amore e comprensione, ma dove si ballava???
L’ultima delle tre commedie sulla vita notturna dello scrittore/regista Whit Stillman, dopo Metropolitan (1990) e Barcelona (1994).
Verso la fine del periodo “disco”, primi anni Ottanta, un club diventa il punto di ritrovo di un gruppo di giovani arrivati da poco a Manhattan. Il club non viene mai menzionato, ma potrebbe essere il celebre studio 54, o lo Xennon o il rinato in quel periodo El Morocco. Nel film c’è molta musica, e non solo nelle sequenze girate in discoteca. C’è un vero e propria rhythm che lega gli ambienti. Ad esempio al Rex il jukebox suona una musica che può essere legata a quella del club, cosi come la musica ascoltatata a casa di Tom, quando Tom e Alice si mettono a ballare prima di fare l’amore. Il film ripercorre tutto il panorama musicale disco di quel periodo, da Shame a Le Freak, fino a Good Times esplicitamente chiesta al dj da Des, braccio destro del proprietario del club, che è uno dei brani più rappresentativi di quel periodo.
Le vicende di Alice (Kids e Mosche da bar) e Charlotte (Molto rumore per nulla, Cold confort farm) si intrecciano a quelle di Jimmy e Tom, i due oggetti del desiderio di Alice, Josh, avvocato neolaureato, Den, che con Alice e Charlotte lavora in una casa editrice e che si innamora di Holly, e a quelle di Des (Già in Metropolitan e in Barcelona), che ha lasciato Harvard e ora si dedica alla gestione del club.
In questo flim l’ottica di Stillman si sposta sulle virtù della vita sociale (passare la selezione del temibile Van rappresenta il successo nelle relazioni) rispetto alla noiosa vita di coppia, laddove Barcelona era innanzi tutto questa ricerca.

Des e Charlotte, che Stillman ha voluto simili per narcisismo e spietata lucidità, quanto in fondo pieni di insicurezze e nevrosi e totalmente assoggettati dalle regole dell’ in&out, prediligono l’uscita di gruppo al rapporto di coppia, e non possono concepire questo gruppo senza la presenza di un club. Da Rex Charlotte dice:” La gente ballava davvero nei bar? Credevo fosse una leggenda!”.
Queste sono le idee più o meno condivise da tutto il gruppo, se si escludono Den che esprime le sue opinioni anti yuppie (ma agli inizi degli anni ottanta che cos’era yuppie?) e Alice che è alla ricerca invece di un tipo di vita diversa e che invece si scontra con il cinismo di necessità soprattutto di Charlotte, sua amica e allo stesso tempo rivale; mentre Josh risulta essere nel giudizio degli altri troppo eccentrico per poter riscuotere una simpatia incondizionata…
Nel finale del film Alice e Josh vanno felici nel metro. Tutti hanno perso il lavoro, oltreché la possibilità di poter passare il sabato sera al club che viene (temporaneamente?) chiuso. Alice paga la sua ingenuità nel rapporto con Tom, che le ha
attaccato quello che tutti credono lo scolo, ma che in realtà negli anni Ottanta non poteva ancora essere chiamato diversamente, ma questa è un’altra storia…).
Nel finale del film, si diceva, Alice e Josh vanno in metro ed iniziano a ballare (che sia vero che qui non si rincorra il sogno dell’amore?) coinvolgendo tutti i passeggeri, in una scena da vero e proprio “boulevard disco”, nell’attesa di una nuova epoca, di un’ ulteriore evoluzione di questo genere di musica.

Stillman realizza un film divertente che si avvale di un ottimo gruppo di attori, arricchito dalla presenza di Jennifer Beals, nel cameo di Nina, la ragazza piantata da Des, con il trucco dell’omosessualità, nel periodo in cui la vita gay inizia ad esistere anche oltre club “invisibili” e diventa promotrice dei grandi club (ma anche questa è un’altra storia). Film corale, The Last Days of Disco riflette gli umori e l’ansia di rinnovamento di tutta una generazione, tra il mito dell’ascesa sociale e la dura realtà del sussidio di disoccupazione.

La colonna sonora è imperdibile.

Cosimo Santoro

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