SOUTH PARK: BIGGER, LONGER AND UNCUT

di Trey Parker
Ci sono occasioni che permettono anche ad uno dei più pagati attori Hollywoodiani di ritornare sui propri passi e giocare con se stesso. George Clooney presta la voce ad un medico di pronto soccorso che, nel prodigarsi per salvare la vita di un bambino rimasto vittima di un drammatico incidente (che non rivelerò, così come molte altre gag perché questo film va visto, non raccontato), erroneamente gli trapianta una patata al posto del cuore, piangendo per alcuni secondi, urlando che non riesce mai ad abituarsi a cose così tragiche, allontanandosi però dopo pochi istanti fischiettando un allegro motivetto come se niente fosse.
Questo cameo è soltanto una delle trovate di South Park: bigger, longer and uncut (South Park: più grande, più lungo e senza tagli), la versione cinematografica del noto cartone animato televisivo che ha scandalizzato l’America per il suo linguaggio crudo e osceno e per le storie raccontate attraverso i suoi giovani protagonisti.
Il pretesto da cui muove la storia è semplice quanto terrificanti gli eventi che lo seguono. Il nuovo film di Terrence e Phillip, due attori canadesi, porta il turpiloquio e lo scandalo nella ridente cittadina di South Park. I genitori sono convinti di poter arginare il fenomeno in un solo modo. Parlando ai bambini e spiegando loro con la dolcezza che solo dei genitori americani in un film americano sono capaci di avere? No, dichiarando guerra al Canada e arrestando e condannando a morte i due attori.
Ai bambini spetta dunque il compito di impedire che tutto questo accada, salvando i due attori, fermando la guerra e riportando a casa le mamme che, riunite in un comitato, comandano l’opinione pubblica e quindi la nazione. Scopo ultimo e più nobile del film: salvare la Terra dall’arrivo del diavolo e del suo gentile consorte, mr. Saddam Hussein, pronti a governare il mondo quando il sangue dei due attori canadesi avesse toccato il suolo americano, come recita chiaramente la profezia dell’apocalisse.
Giocando sugli stili, Trey Parker riesce a mettere in piedi un film a cartoni animati che è una feroce parodia delle ipocrisie e delle contraddizioni che caratterizzano la interminabile querelle americana del rapporto tra violenza ed entertainment.
South Park è un musical. Le canzoni sono numerose e danno un grande ritmo alla storia, giocando su ritmi e temi melodici tipici del grande cinema hollywoodiano, dimostrando una conoscenza molto buona del mondo dell’entertainment hollywoodiano. La parodia di altri film e di personaggi reali è costante e ben realizzata. Il regista non si ferma di fronte a nulla, salvo ricordare a termine film che alcuni personaggi non hanno mai concesso la propria immagine e non hanno mai collaborato in alcun modo al film, a differenza di quanto ha fatto, come ricordato poco prima, un attore come George Clooney. E’ singolare notare che, sebbene in modo direi particolare, persino Bill Gates, individuato dai giovani indipedenti americani come un pauroso nemico, riesce a strappare un applauso a scena aperta con la sua interpretazione e con i suoi numerosi Windows.
Film ben realizzato, per un pubblico adulto, sottolinea ancora maggiormente come l’industria dei cartoni animati non sia più limitata soltanto ai grandi film della Disney per un pubblico giovane ma riesca sempre di più ad avere un ruolo centrale nel mondo del cinema americano. South Park è prodotto dalla Warner Brothers e verrà distribuito in tutto il mondo.
Una avvertenza: è un film assolutamente da vedere in originale con i sottotitoli italiani. Sia per le canzoni che perderanno non poco dalla traduzione in italiano, sia, e soprattutto, per la prevedibile decisione di edulcorare lo sboccatissimo linguaggio del film e di renderlo più adatto ad un pubblico giovane, decisione questa che, seppure incomprensibile, è già stata ufficialmente presa per la serie televisiva che in America ha preceduto questo film e che in Italia verrà trasmessa da gennaio.

Piero Basso

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