L’Examen de minuit

di Danièle Dubroux, Francia, 1998, 35 mm.
con Danièle Dubroux, Julie Depardieux, François Cluzet, Serge Rjabukine

La regista di Le Journal du seductor, passato al festival del Cinema Giovani nel 1996, realizza un bel film girato nella
campagna francese.
La vicenda ruota attorno a Marianne, professoressa di filosofia in un periodo di solitudine, Séréna, giovane donna che
cerca uomo di classe per unione di prestigio, Antoine, scrittore depresso, Roland, allevatore cattolico che vuole rompere la sua solitudine.
Il film procede per situazioni e piccoli avvenimenti che lasciano una vera e propria incognita (non ci si vuole qui riferire all’ellissi cinematografica) nella continuità della storia e traccia invece un percorso che si fa esteriore alla narrazione vera e propria e che sfugge ad un primo ritratto dei personaggi.
Se è vero che il film è la storia di Séréna che cerca un uomo da sposare e che conosce Roland che sposa dopo molte
esitazioni e che fugge la prima notte di nozze con Antoine che vive con Marianne che farà di tutto per riunire Roland (sarà la sua seconda chance-come dice la stessa Dubroux) e Séréna e per tornare con Antoine, e che Marianne è una donna sull’orlo di una crisi di nervi, Roland un ingenuo capace però di grandi follie (come rapinare banche in bicicletta per amore), Séréna un’arrivista e Antoine un egocentrico con crisi depressive, è vero allo stesso modo che oltre questa progressione dei fatti l’incognita compie un tracciato che si fa caotico, anche grazie ad un continuo cambiamento di registro che passa dal burlesque alla drammaticità, e che apre e non ci rivela tutto sulla realtà dei personaggi slegati dalla storia. Soprattutto non ci permette la focalizzazione su un personaggio principale, ma si rivela film corale e in divenire, in cui tutti i protagonisti inseguono il loro oggetto valore ed esprimono con egual convinzione la forza del loro desiderio.
Dice la regista: ” Roland parte alla conquista di Séréna come si parte per la crociata, potrebbe uscire dal Medioevo. Egli mostra tutte le gesta dell’amore cortese…”, la quale ritiene Roland ( non è un caso che si chiami Roland)protagonista del suo film secondo la logica della perseveranza nel proprio obiettivo.
Roland, dunque, parte per la crociata (nel nome di Dio e Séréna è una vergine). Ma gli obiettivi di Séréna, Marianne ed Antoine sembrano cercati con la stessa forza attraverso la presenza di coincidenze o di piste (vedi nel caso di Marianne) o, comunque, come testimonia la stessa successione degli eventi (escludiamo il finale), per cui risulta difficile capire quale sia il vero motore della fiction, e forse proprio qui sta l’impossibilità di poter sapere di più. Lo scontro tra le diverse poste in gioco degli amanti opposti gli uni verso gli altri concede spazio ad ingarbugliamenti nel recit, digressioni, ritorni. I personaggi del film compiono così un loro percorso autonomo che è quello vero, quello che va verso il raggiungimento dei propri scopi, ed è un percorso che non ci viene mostrato; è evidente in pochi momenti del film, e tradisce la storia ufficiale di cui veniamo gradatamente a conoscenza.
Il film ha una chiusura ottimista, come d’ altronde lo è nello spirito per tutta la sua durata. Dice Danièle Dubroux:” La
religione è la credenza che qualcosa leghi la gente, gli uni con gli altri, e verso il mondo. Amo molto questa idea che è
piuttosto ottimista. Credo che i miei film siano ottimisti, anche se parlano di spesso di cose tragiche: l’angoscia, la
solitudine, le pulsioni che ci governano nostro malgrado…Ciò che mi interessa è qual è la natura di un legame, anche se
provvisorio, che cosa lega la gente, in cosa i personaggi si riconoscono e sentono il bisogno l’uno dell’altro”.

Cosimo Santoro

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