IL MISTERO DELL’ACQUA

Una fotografa ha l’incarico di effettuare un servizio su un doppio efferato omicidio avvenuto più di un secolo prima su un’isola al largo della costa del Maine. L’accompagnano nell’avventura il marito (un poeta in crisi di ispirazione), il cognato e la ragazza di quest’ultimo. Presto affioreranno nervosismi vari, peccati malamente accantonati e sotterranee tensioni familiari, in un affascinante contrappunto con gli allucinanti avvenimenti del passato, che sembrano riemergere dalle stesse acque su cui navigano i protagonisti della storia del presente.
Oscura, ambigua, erotica, malata, la nuova opera della Bigelow sicuramente non lascia indifferenti. Non che tutto sia perfettamente risolto, e le storie parallele che vi sono raccontate non vengono amalgamate in modo compiuto e coerente, eppure il film lascia trapelare un’inquietudine che passa direttamente allo spettatore, inquietudine tanto più profonda quanto più giocata sul non detto o sul non sufficientemente detto. Ed è vincente, poi, la soluzione scelta dalla regista di narrare queste vicende oscure, fatte di colpe ataviche troppo terribili per poter essere espiate, usando una fotografia luminosissima e solare (di Adrian Biddle), come a voler mettere in bella mostra l’eccessivo marciume presente nel passato di tutti i protagonisti. Molto bravi gli attori (anche se il personaggio interpretato da Sean Penn risente un po’ troppo dello stereotipo dello scrittore geniale e, per forza di cose, beone), con un elogio particolare per l’agghiacciante e umanissima Sarah Polley.

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