Fin de Aout, Début Septembre

di Olivier Assayas, Francia, 1998, 35 mm.
con Mathieu Amalric, Virginie Ledoyen, François Cluzet, Jeanne Bilbar

Il nuovo film di Assayas, dopo il successo di critica con L’eau Froide e di pubblico (è quasi un culto tra i giovani
appassionati di cinema) con Irma Vep, delude le attese con un film caotico e poco incisivo.
La storia dell’amicizia tra Adrien e Gabriel, uno scrittore senza compromessi, l’altro confuso dalle sue vicende sentimentali.
Questo è un film di gruppo, in cui sembra che la parte più faticosa sia stata la creazione dei personaggi. Assayas è
attento alle caratterizzazioni, traccia delle personalità complesse, faticosamente alla ricerca di un equilibrio.
Tutti i personaggi si conoscono, formano un gruppo di amici che segue nel legame vicenda dopo vicenda. La malattia
prima e poi la morte di Adrien rafforzerà questo legame.
La volontà di Assayas di tenere tutti uniti è forzata a tal punto che le lacune si moltiplicano. Non ci sono le motivazioni
per cui le cose succedano, tuttavia succedono, in nome di questa unità; e date le vicende della storia, non ci si
stupirebbe se qualcuno decidesse di continuare da solo la propria vita, tuttavia questo non succede.
Le caratterizzazioni dei personaggi sembrano forzate allo stesso modo. L’ansia di Jenny le fa cambiare idea tre volte su ciò che vuole bere; l’innamoramento di Adrien per una quindicenne (anche in questo Adrien è fuori dagli schemi);la personalià di Anne complessa e piena di conflitti la spinge anche a rapporti sessuali “più forti” e visivamente è accompagnata rapidissimi spostamenti della macchina a mano, una scelta tanto ordinaria quanto irritante.
Sembra fallire dunque il progetto di Assayas di creare un film basato sulla parola e l’introspezione. Ha forzato le cose, ha cercato la sensazione.
Troppo.

Cosimo Santoro

Potrebbero interessarti anche...