Emporte-moi

di Léa Pool,
Canada – Svizzera – Francia 1998
Sezione narrativi
35mm, colore, 94’
Le forme attenuate che la geniale regista riesce ad esprimere in questa affascinante storia dal sapore molto autobiografico e dalla complessità intimista, riescono a cogliere il momento di passaggio che segna la maturità nella vita di Hanna.
Durante il primo giorno di scuola ad Hanna viene chiesto a che religione appartiene e lei risponde: “Sono di madre cattolica e di padre ebreo. Per gli ebrei la religione si trasmette attraverso la madre, quindi per gli ebrei io non sono cattolica. Per la religione cattolica si trasmette attraverso il padre, quindi per i cristiani non sono cristiana”.
La consapevolezza della sua differenza diventa il filone dominante del film, e viene raccontata attraverso il rapporto conflittuale con il padre, tormentato poeta ebreo, che viene del resto riassunto all’ombra di quello appassionato di Hanna per la madre. L’amore della figlia per la madre sfiora il sensuale nella magistrale scena della caduta durante il pattinaggio sul ghiaccio, o in sguardi sensuali fra le due che percorrono il film in tutta sua lunghezza.
L’affettività infinita della ragazza hanno attimi di realtà spiazzante. Quando Hanna bacia la sua prima ragazza, Laura, racconta di non essere al suo primo bacio: aveva già baciato suo fratello. Fratello che, da parte sua, adora Laura. Dolcissima e divertente la scena di loro tre nel letto che a due a due si svegliano, si baciano, si riaddormentano.
La regista riesce a raccontare, con tocchi lievi, le forme sensuali eppure fraterne del “voler bene” adolescenziale, regalandoci attimi di vissuto sepolto fra quelle memorie che da adulti si considerano proibite.
Quando Hanna in un cinema di Montreal, scopre Nana, personaggio di “Vive sa vie” di Jean Luc Godart interpretato da Anna Karina sposa la sua ribellione, e ne costruisce uno specchio mentale nella sua Professoressa, della quale si innamora. L’intrico della sua vita raggiunge il culmine quando la Madre tenta il suicidio ed Hanna fugge, ritornando sui suoi passi solo nel momento in cui riesce a capire il messaggio di Nana: si è liberi solo se si riesce ad avere la responsabilità di vivere la propria vita nel modo migliore.

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