AMIC/AMAT
di Ventura Pons
Spagna, 1998, 90′
Un film in simbiosi con la città, tra inquadrature su Santa Maria de la
Mar e costruzioni moderne, una Barcellona profondamente legata al proprio passato, ma in cerca di una nuova identità, come il messaggio di speranza a cui si affida il professore protagonista, un messaggio per un futuro che raccolga l’eredità del passato. Ventura Pons realizza questo bel film
completamente parlato, dalla narrazione pacata, che cerca di giungere al cuore
dei personaggi per sviscerarne le passioni, i sentimenti, le contraddizioni. Dopo Caricies (1997), film notturno sulle angosce e il desiderio di una
serie di incontri “casuali”, è ancora il caso a determinare la storia di
Amic/Amat. I personaggi sono legati tra loro da legami forti ma non
completamente ancorati, in cui è difficile individuare una linea di confine:
“per caso” si trovano implicati tutti nella stessa vicenda. L’amore,
l’amicizia, l’odio, l’affetto si mescolano e danno vita ad inquietudini e ad un
senso di solitudine che pervade tutto il film. Solo il protagonista, ormai
prossimo alla morte, è ben consapevole della necessità di un’eredita; il
suo trattato sulla salvezza è un appello d’amore e di continuità…
La vicenda ruota intorno allo “strano” rapporto tra un professore di
letteratura e uno studente che si prostituisce per vivere. E’ un rapporto
violento, di odio, ma anche di grande stima da parte dello studente e d’amore da parte del professore. Il professore innamorato dello studente cerca in
tutti i modi di lasciare tra le sue mani il dischetto del suo ultimo saggio, un
saggio appunto sull’amore e sulla salvezza. A sua volta lo studente mette
incinta la figlia di un altro professore universitario amico del protagonista. Tra i due c’è un grande affetto, un’amicizia di anni che non nasconde l’amore. Il protagonista cerca di fare il possibile affinchè il bambino venga tenuto come manifestazione tangibile di una eredità e di una continuità. Lotta disperatamente per questo, si insinua nella mente dello
studente, una personalità fragile e dal passato tragico, quanto forte e
spiatata in apparenza. La ragazza, alla ricerca di una madre che forse non ha mai avuto cerca nella compagna del padre, a sua volta alla ricerca di una
figlia che non ha mai avuto e stanca di un rapporto sentimentale che si
trascina da anni, chiede la possibilità di poter essere se stessa al di là dei
legami familiari.
Amic/Amat è un film dai ritratti forti, recitato benissimo, segnato da
un profondo senso della mancanza. Ognuno cerca ciò che non ha mai avuto,
ognuno è vittima delle ragioni sociali, e ha bisogno di un altro motivo
per vivere. In questo senso la nascità di un bambino può tenere uniti e
può allontanare la solitudine. Ma nel film è anche presente il tentativo
di ricercare se stessi, di raggiungere una nuova consapevolezza, che
porterà irrimediabilmente alla separazione e alla fuga.
Cosimo Santoro