In cerca di amy
Finalmente un buon film.
Kevin Smith, che con Clerks aveva dimostrato ampiamente le sue capacità, passa sotto l’ala delle megaproduzioni hollywoodiane ma non tradisce la sua vena geniale.
In cerca di Amy è una specie di seguito di Clerks, con alcuni personaggi in comune e uno stile che ricorda molto da vicino quello dei protagonisti del fortunatissimo film a basso costo che aveva lanciato il regista. Ciò che stupisce davvero è l’intelligenza di questo ragazzo, che riesce a parlare di sesso con termini volgari ma con una poesia che ha davvero qualcosa in più.
Una commedia che è brillante e amara allo stesso tempo, che insegna molto sulla vita con una semplicità ed una ingenuità incredibili, divertendo, senza mai essere pesante o di troppo, e che mostra quello che potremmo definire un passaggio generazionale, ovvero una visione del mondo che dieci o vent’anni fa non era possibile ma che oggi è reale e comune a gran parte della nostra generazione. Kevin Smith non cerca lo spettacolo, ma la riflessione, non spende inutilmente i soldi della Miramax perché non esagera mai. Mostra la vita, con una ironia una saggezza che vorremmo avere tutti. Non è facile raccontare l’esistenza di una generazione così semplicemente, senza fare un documentario e senza mai scadere nel banale.
Un film da vedere, assolutamente. Per chi ha vent’anni, per chi ne ha trenta e per chi ne ha qualcuno di più ma non si vergogna di cercare di capire quelli che sono venuti dopo di lui.