Face off

John Woo è nato e vissuto a Taiwan. Ha fatto The killer, A better tomorrow, A better tomorrow II. Poi a Hollywood, il grande Leviatano cui nulla sfugge, qualcuno si è accorto di lui. Il tempo di firmare un contratto e lo sprovveduto regista di un piccolo angolo di terra certamente non noto per il suo cinema si ritrova a lavorare per la Columbia. Fa Broken Arrow, con John Travolta e con un budget impensato fino a poco tempo prima. Il film non è male, ma certo non è il suo miglior lavoro. Qualcuno lo apprezza, molti lo criticano.

Non è facile, però, ambientarsi ad Hollywood. E di questo particolare bisogna tenere conto. John Woo è decisamente superiore a Broken Arrow. Il buon regista venuto dall’oriente non si demoralizza, anche perché il suo film incassa comunque molti miliardi grazie alla presenza di attoroni e di scene violente a raffica. Il Grande Sistema continua a dargli fiducia, e lui tira fuori questo Face/off. Che, credo, accontenterà tutti.

C’è l’azione, c’è la famiglia americana, c’è il finale inevitabilmente lieto, ma c’è anche qualcosa di più. C’è un tema che non è affatto americano, un’idea sottile che si muove quasi senza farsi vedere tra una sparatoria, un’esplosione e un po’ di buonismo saltuario. C’è una domanda che ha un gusto europeo, forse orientale, certo non hollywoodiano: e se il buono e il cattivo non fossero così nettamente distinti? Anzi, se il buono e il cattivo fossero distinti ma improvvisamente fossero costretti l’uno nei panni dell’altro? Una sfida, un po’ come in Heat, in cui due personaggi, ben connotati psicologicamente, si affrontano e si oppongono. Ciascuno ha le sue diverse “facce”, ciascuno i suoi lati positivi o negativi, ma sono pur sempre un buono e un cattivo. Da Heat a Face/off si verifica però un passaggio ulteriore: i due opponenti non sono avvicinati semplicemente tramite consonanze nella caratterizzazione psicologica; c’è un vero e proprio passaggio di identità esteriore che avviene attraverso una complicata operazione chirurgica che metterà l’uno nel corpo dell’altro e viceversa. Come conseguenza evidente, due personaggi che tradizionalmente sono agli antipodi l’uno dell’altro saranno costretti, per sopravvivere, ad immergersi esattamente nei mondi che combattono: il cattivo, pur rimanendo cattivo, si troverà con un posto di rilievo, con una famiglia, con una facciata da mantenere. E così il buono, che dovrà drogarsi, uccidere spietatamente, organizzare colpi. Dal momento che la produzione è americana, tutto questo sfocerà in un lieto fine in cui ognuno riprenderà la propria faccia e il cattivo sarà punito, ma non importa. L’idea, la proposta, è partita. E’ stata messa lì, in una storia per certi versi già vista e “classica”. Qualcuno la comprenderà, qualcuno no. Ma l’idea c’è. E il film è comunque un interessante action-movie che farà divertire gli appassionati del genere.

Fa piacere, qualche volta, vedere le innovazioni nascere in quei generi che sono tradizionalmente i più commerciali. Forse è questa l’arma che serve per cambiare dal suo interno questo cinema vecchio e stanco

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