IL CICLONE
“El Paraiso no es un lugar donde ir si non una sensaccion para vivir”. Bisogna ancora credere nei sogni, nei paradisi, nelle emozioni: questo è ciò che ci insegna il nuovo bellissimo film del regista toscano Leonardo Pieraccioni; c’è un po’ di tutto in questa storia così ricca di particolari banali e straordinari al tempo stesso: trasgressione e semplicità, passioni esotiche ed affetti paesani e caserecci, il ballo come espressione di anima e corpo, la felicità dietro l’angolo (specie se il destino ci viene incontro) e infine l’amore, l’unico vero grande motore delle nostre azioni, il ciclone, insomma, che è definito in una frase iniziale del protagonista come un qualcosa che non avverte quando arriva, ma che passa e porta via ogni cosa e non lascia neppure il tempo per pensare che comunque sarebbe stato molto peggio se non fosse arrivato. Meglio dunque gli stravolgimenti del cuore rispetto alla piatta calma di tutti i giorni; quando poi c’è il lieto fine che vede la realizzazione dei propri sogni, non si può che pensare, guardando dentro di sé, quanto sia bella la vita. Non è facile raccontare la storia de “Il Ciclone”, perché più che un racconto di vita è un susseguirsi di sorprese e colpi di scena, reali e psicologici, cosa bella e rara visto il bombardamento di film in cui si ricorre a mezzi scontati, ridicoli o raccapriccianti per attirare il pubblico. Si può dire che gli attori siano esemplari, i personaggi azzeccatissimi: non di raro si ride veramente di gusto, le ambientazioni nell’affascinante campagna toscana e nella bella Firenze sono più che suggestive. Tutto sommato, un regista che riesce a trasformare le ennesime situazioni viste e riviste in qualcosa di magico che resta impresso nella mente dello spettatore, trasmette un messaggio che molto spesso era già posseduto inconsapevolmente dallo spettatore. Insomma, bravo Pieraccioni che rialza le sorti del cinema italiano.
Nicoletta Fiori